Cassa depositi e prestiti è «un attore molto rilevante nel Paese, che gestisce progetti impegnativi e lunghi. Anche vedendo ciò che succede in Europa, dove le grandi casse hanno governance rinnovate dopo cinque, sei o anche nove anni, si può comprendere come i tempi siano molto più compatibili con la missione della cassa». Il presidente dell’Acri, Francesco Profumo, nel corso di una conferenza stampa che ha tracciato un bilancio del suo mandato alla guida della Compagnia di San Paolo, ha lanciato un messaggio chiaro sul futuro della governance di Via Goito. L’ente torinese, infatti, non è solo il principale azionista di Intesa con il 6,5%, ma è anche socia con l’1,6% di Cdp di cui le Fondazioni detengono complessivamente il 15,9 per cento.
«Se il mandato è di tre anni – ha aggiunto – ci vuole un anno a imparare, il secondo si lavora e il terzo iniziano i temi della successione. Il Paese ha bisogno di avere dei termini di stabilità. Credo questo sia uno dei temi preliminari al rinnovo, ma non dipende da me». Più che un suggerimento ai suoi colleghi a capo degli enti di derivazione bancaria, è sembrato un consiglio al Tesoro, impegnato nella ricerca di un successore di Dario Scannapieco il cui mandato è in scadenza e per la cui posizione il Tesoro (socio con l’82,8%) sta vagliando oltre al manager uscente anche Antonino Turicchi (ora a Ita ma con un passato in Cassa) e Alessandro Daffina, ad di Rothschild Italia. È un invito, quello proveniente dalla galassia di potere che si concentra intorno alle Fondazioni (41 miliardi di patrimonio la maggior parte del quale è rappresentato dalle banche conferitarie) affinché la continuità sia considerata un valore. Una filosofia ben esplicitata riferendosi all’intervento degli enti in Mps. È stata «un’azione di sistema e credo questo sia anche il valore delle fondazioni, che si mettono a disposizione». La Compagnia e le sue «sorelle» sono, pertanto, investitori di lungo termine, stabili.
Profumo, inoltre, ha dichiarato di non avere secondi fini, ora che entrambi i suoi mandati nella Compagnia e in Acri stanno volgendo al termine. «Non ho mai avuto ansie di futuro. Nella mia vita sono stato estremamente fortunato. Sono venuto a Torino come studente di ingegneria ed è diventata la mia città. Non bisogna avere ansia, ma lavorare fino al compimento», ha detto Profumo rispondendo a una domanda sull’eventualità di dimissioni anticipate rispetto alla scadenza di aprile in modo tale da poter essere inserito nel novero dei «papabili» alla presidenza di Intesa (occorre un anno «sabbatico» da incarichi nelle controllanti) che rinnoverà il cda l’anno prossimo.
Stesso discorso per la sua successione al vertice Acri. Occorrerà «grandissima attenzione alle competenze, alle esperienze, al profilo del candidato», ha precisato, senza specificare ulteriormente. Sulla contesa è sceso in campo anche il presidente di Fondazione Crt, Fabrizio Palenzona. «I colleghi sono tutti buoni, io non sono candidato, mi pare che ci siano bravissimi candidati uno di questi, come sempre, è il presidente di Cariplo», ha affermato, di fatto rivelando il nome di Giovanni Azzone, non distante dal milieu del suo predecessore Giuseppe Guzzetti, forse un po’ troppo prematuramente.