Un autovelox rotto indigna più di un genocidio

Un autovelox rotto indigna più di un genocidio

Un professore universitario, non faccio nomi ma ci siamo capiti, può andare in televisione quasi tutte le sere a sostenere che così come Putin fa bene a massacrare il popolo ucraino pure Hamas non ha poi tutti i torti ad aver fatto il genocidio che ha fatto in Israele. Il prof può dirlo e nulla accade, anzi diventa una specie di eroe della libertà di opinione. Ma se un disgraziato qualsiasi (lo stanno facendo in migliaia) esprime simpatia sui social per il tagliatore di autovelox, quella specie di neo Robin Hood che sta mettendo fuori uso gli apparecchi acchiappa multe del Triveneto, rischia l’incriminazione per apologia di reato. Parola di Marco Martani, procuratore di Treviso: «Potrebbe configurarsi l’apologia di reato. Dovrei verificarla bene, è una fattispecie vincolata da determinati presupposti di legge, ma questo è danneggiamento di un bene esposto alla pubblica fede e destinato a pubblico servizio». Apologia di reato significa difendere pubblicamente (o celebrare) un illecito. Sull’autovelox decapitato non si può, sui bimbi e sulle donne israeliane a cui i terroristi palestinesi hanno tagliato la testa sì, si può.

Soprattutto se ciò avviene al riparo della presunta sacralità delle università non da oggi covo e incubatore di antisemiti. Correva l’anno 1938 quando dieci cattedratici e decine di docenti firmarono il Manifesto della razza che metteva al bando gli ebrei, preambolo dell’Olocausto. Oggi non siamo poi così lontani. Dall’Università di Cagliari a quella di Palermo è tutto un fervore di iniziative anti ebraiche e pro Hamas. A Firenze la caccia all’ebreo ha il volto di Marco Carrai, presidente della fondazione ospedaliera Mayer. Un comitato dal sapore antisemita ha raccolto diecimila firme per cacciarlo in quanto ebreo ma nessun magistrato si è sentito di avanzare nei loro confronti, come per i fans dello scassa autovelox, almeno l’ipotesi di apologia di reato.

Non credo di esagerare: la complicità e il lassismo della classe politica, accademica e giudiziaria di oggi che si indigna per l’autovelox e lascia correre sugli ebrei rimanda a quel 1938 di cui ancora oggi ci vergogniamo. Con l’aggravante che allora c’era una dittatura, oggi c’è una democrazia e il fascismo ha la faccia e i colori della sinistra guidata da Elly Schlein.

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