Nel tunnel di Hamas le tracce di 20 ostaggi e puzzle per indottrinare

Nel tunnel di Hamas le tracce di 20 ostaggi e puzzle per indottrinare

Nonostante c’è chi si ostini a negare le responsabilità di Hamas e stia in ogni modo cercando giustificazioni per quanto fatto dai commandi di terroristi, ogni giorno che passa emergono nuovi inquietanti dettagli sulle azioni compiute e ancora in corso. Ieri è stato scoperto uno dei tanti tunnel sotterranei che servono da base operative, rifugi e prigione per gli ostaggi. Si trova a Khan Yunis, proprio sotto la casa di un dirigente di Hamas. Un tunnel lungo e ben strutturato, in piedi da chissà quanto tempo, circa 20 metri sottoterra. In questi meandri è stata trovata anche una cella dove sono stati tenuti una ventina di ostaggi portati via dal kibbutz di Nir Oz, alcuni dei quali già liberati. Tra questi anche la piccola Emilia Aloni, 6 anni, che ha lasciato nella sua prigione alcuni disegni, ora recuperati.

Proprio nell’area di Khan Yunis, nel Sud della Striscia, le forze israeliane stanno aumentando la pressione, con operazioni che vanno avanti senza sosta proprio per individuare gli ostaggi che secondo informazioni di intelligence si potrebbero trovare nella zona. «La combinazione di serrate attività sul terreno con la raccolta di informazioni di intelligence sta dando frutti», spiegano alcuni funzionari. L’altro obiettivo è quello di individuare il nascondiglio del leader di Hamas Yahya Sinwar, ricercato numero uno nella Striscia. «Diversi terroristi sono stati eliminati, con l’aiuto dell’aviazione», spiega l’esercito, ma di Sinwar per ora nessuna traccia. Quello che è emerso, è l’ulteriore conferma che il processo di indottrinamento della popolazione civile, parta sin dall’infanzia. In un campo di Al-Muazi, nella striscia di Gaza, è stato rinvenuto un puzzle per bimbi che «spiega» come entrare a Israele e mostra uomini armati, mitra, navi da guerra e carri armati.

Del resto in un documento, Hamas ha spiegato che l’attacco del 7 ottobre è stato «un passo necessario, una risposta normale ai complotti israeliani contro il popolo palestinese», quasi come si fosse trattato di un’azione politica e non di una mattanza senza quartiere. Il movimento estremista ha aggiunto anche che «forse sono stati commessi degli errori», ma cercando di plagiare clamorosamente la realtà a suo piacimento, ha negato di aver preso di mira i civili, se non «per caso e durante gli scontri con le forze di occupazione», nonostante le 1.140 persone uccise, la maggior parte delle quali proprio civili, e i 360 giovani falciati senza nessuna pietà al festival musicale di Reim, dicano l’esatto contrario.

In tutto questo, a pagare un prezzo altissimo sono anche quei civili palestinesi che nulla hanno a che fare con Hamas e che si trovano schiacciati tra i terroristi e i raid dell’esercito israeliano. Secondo stime palestinesi, le vittime a Gaza dall’inizio della guerra hanno superato quota 25mila, il 70% delle quali sarebbero appunto civili. Secondo una stima delle agenzie di intelligence Usa invece, le forze di sicurezza israeliane avrebbero per ora eliminato al massimo il 30% dei miliziani di Hamas. Ulteriore segnale che la guerra è destinata a durare ancora a lungo.

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