Entra nel vivo nelle università italiane la crociata, o sarebbe meglio dire la fatwa, contro Israele. L’Università di Cagliari potrebbe infatti essere il primo ateneo a sospendere tutti i rapporti di collaborazione con gli atenei israeliani. Il 30 gennaio il Senato accademico dovrà discutere e votare una mozione firmata da un migliaio di studenti in cui si chiede di rescindere l’accordo tra l’ateneo sardo e l’Università di Haifa poiché «si rende responsabile della strategia di pulizia etnica israeliana e del regime di apartheid».
In particolare la mozione chiede di «adottare una risoluzione di solidarietà con la popolazione di Gaza, di impegnarsi in atti tangibili di solidarietà e partnership con le istituzioni universitarie palestinesi». Sebbene in un comunicato l’Università di Cagliari abbia sostenuto che «nessuna presa di posizione netta possa essere assunta nei confronti di ideologie politiche, né contro né a favore» e che l’unica posizione dell’ateneo «è di assoluta neutralità e imparzialità», le parole del rettore Francesco Mola riportate dal quotidiano La Stampa vanno in tutt’altra direzione. Mola, finito qualche giorno fa al centro di una polemica in seguito a una delibera del Senato accademico e del Consiglio d’amministrazione che ha portato il suo compenso da 60mila a 132mila euro, discutendo con gli studenti a proposito della mozione su Israele, avrebbe affermato: «Abbiamo già preso una posizione. All’indomani del 7 ottobre c’erano state pressioni da parte di colleghe e colleghi per prendere una posizione in favore di Israele e io ho detto di no, perché questa è una situazione particolare, difficile, con una certa complessità internazionale».
Come se non bastasse ha poi aggiunto «non sono mai andato in vita mia in Israele. Nel mio piccolo» e, per mostrare tutta la sua sensibilità, ha chiosato ricordando che alla richiesta di «un documento pro Israele, molti di noi si sono sollevati dicendo: Non se ne parla proprio».
Chi già da tempo ha attivato una collaborazione con gli atenei palestinesi è invece l’Università di Palermo che è partner del progetto Erasmus K2 con la Al Quds Open University di Ramallah in Palestina, realtà nota perché qualche anno fu esposto uno striscione in cui si elogiavano come «eroi» i palestinesi responsabili di attacchi terroristici contro gli israeliani.
Per fortuna la situazione non è questa in tutte le università, per esempio alla «Federico II» di Napoli il 25 gennaio si terrà un convegno intitolato «Il Giorno della memoria viva. Università, leggi, razziali e antisemitismo» soffermandosi anche sui più recenti episodi di antisemitismo. L’auspicio è che partecipino anche i colleghi di altre università.