Il mondo del calcio non ha perso tempo a condannare quanto accaduto a Maignan. Solo l’ultimo di una serie di episodi razzisti nei nostri stadi: da quello di Terni nel 2001 a Omolade, fischiato dai suoi stessi tifosi del Treviso tra l’imbarazzo di club e compagni di squadra, al fattaccio di Bergamo del 7 maggio 2023 quando a ricevere insulti discriminatori fu il serbo della Juve Vlahovic.
Una vera e propria galleria della vergogna alla quale non si riesce a mettere freno. Ma istituzioni, club e giocatori si sono espressi al fianco di Maignan. A cominciare dalla federazione calcistica francese («hai il nostro sostegno») fino alla stella Kylian Mbappé: «Sempre gli stessi problemi e come sempre nessuna soluzione (con “nessuna scritto in maiuscolo che suona come atto d’accusa ai vertici del calcio ndr). Sta a noi giocatori capire che abbiamo il potere di cambiare le cose. Al di là dei soldi e della fama, giochiamo per trasmettere la nostra passione ai tifosi, ma se ti trattano da scimmia, non hai più voglia di farlo. Il razzismo va oltre il calcio, le istituzioni devono cambiare: se sono lassiste, facilitano tali comportamenti».
E se il numero uno dell’Aic italiana Calcagno invoca «l’aiuto dello Stato e del Governo, secondo un nostro studio quelli razzisti sono la metà degli insulti ricevuti da chi è va in campo», netta è la posizione di Infantino, presidente della Fifa: «Vanno portate avanti delle accuse penali nei confronti di chi compie atti razzisti. E va comminata la sconfitta a tavolino per squadre con tifosi protagonisti di atti del genere. I giocatori interessati hanno tutto il mio sostegno».
A ruota la reazione sdegnata di quello della Figc Gravina: «Nel calcio non deve esserci spazio per il razzismo, siamo solidali con Maignan e condanniamo quanto accaduto a Udine. Bene ha fatto l’arbitro a sospendere la gara, non si deve giocare per forza quando accadono questi comportamenti vergognosi». «Condanniamo ogni forma di razzismo», così la Lega di A dopo i fatti di Udine.
«Il mio, il nostro no al razzismo non può, non deve, non vuole avere il colore di una maglia o della pelle, non riguarda una religione o un popolo o una città: vale sempre e ovunque! Come il rispetto! E chi sbaglia ne deve rispondere. Le nostre scuse a Mike Maignan», il post su X del ministro dello Sport Abodi. E il vicepremier Salvini ha sottolineato: «Cori ed espressioni razziste vergognosi, grande solidarietà a Maignan, spero che il 2024 porti una nuova cultura e un nuovo spirito sportivo negli stadi. Penso non si possa colpevolizzare intere città o società per pochi idioti».
Solidali i club – da Riad è arrivata tra le altre la condanna di Napoli e Inter – e molti giocatori, sia del Milan che di altre squadre. Come l’Udinese, chiamata in causa da Maignan e definita «complice per aver parlato solo di interruzione della gara». «Solidarietà al giocatore del Milan e avversione a qualsiasi forma di discriminazione. Collaboreremo con le autorità e l’obiettivo è adottare» ogni misura necessaria per punire i responsabili». Il sindaco della città friulana De Toni vuole fare qualcosa di concreto: «Ho invitato personalmente Maignan qui per realizzare, insieme a Fondazione Milan, iniziative concrete per la lotta alla discriminazione. Proporrò anche al consiglio comunale di conferire al portiere la cittadinanza onoraria. Il Friuli è una terra accogliente e anche l’Udinese è da sempre una squadra multiculturale e inclusiva. Valori che non possono essere umiliati da persone accecate dal razzismo».