L’indottrinamento in salsa gender irrompe nelle scuole britanniche. Come sempre, introdotto come falso mito di progresso. Nel Regno Unito, oltre 300 istituti hanno aderito a un programma che prevede di eliminare le classificazioni “maschio” e “femmina” per identificare i giovani alunni, in base ai nuovi criteri dell’inclusione arcolabeno. Secondo quanto riporta la stampa d’oltremanica, a sollecitare l’iniziativa è stata l’associazione pro-diritti Lgbt Stonewall, attraverso un progetto sottoscritto dalle suddette scuole. Tra gli obiettivi previsti, l’utilizzo del pronome generico they (“loro”) invece di lui o lei e la dicitura di “bambini” o “giovani” al posto di ragazzi e ragazze.
Altre richieste prevedono l’installazione di servizi igienici neutri rispetto al genere e che sia i ragazzi che le ragazze (pardon i “bambini”, magari con tanto di asterisco gender fluid) indossino le stesse uniformi. Ad aderire al programma sono state scuole primarie, secondarie e persino asili nido. L’iniziativa – scrive il Daily Mail – è stata però evitata dai dipartimenti governativi a causa delle sue politiche radicali, che includerebbero anche la “auto-identificazione” per chiunque voglia cambiare genere. Già in età scolare. In un opuscolo presente sul sito dell’associazione no-profit vengono descritti i vari obiettivi suggeriti agli insegnanti per ogni livello scolastico.
L’iniziativa è però finita anche sotto accusa sul fronte politico e, in particolare, a sollevare dubbi e contrarietà sono stati i parlamentari conservatori, che hanno chiesto maggiore chiarezza sulle attività e sull’influenza di alcuni enti privati nei programmi di educazione scolastica. Il sito web di Stonewall scrive che “qualsiasi istituto scolastico che accoglie alunni di età compresa tra 2 e 18 anni” può iscriversi al programma School & College Champions. Da qui, l’accusa dell’ex ministro Sir John Hayes, rilanciata dal Daily Mail: “Stonewall risucchia sempre di più le scuole in difficoltà, e così facendo cerca di distorcere il linguaggio usato da insegnanti e alunni“.
All’attacco anche il deputato conservatore Nick Fletcher, membro del Comitato ristretto per l’istruzione: “La legge sull’istruzione afferma chiaramente che materiale partigiano e ideologico non dovrebbe essere promosso nelle nostre scuole“. Così nel Regno Unito si è aperto un vero e proprio dibattito di non trascurabile importanza, vista l’attualità dell’argomento di fondo. Da una parte, l’ente pro-diritti Lgbt rivendica la propria agenda per portare l’inclusione nelle scuole e combattere il bullismo, dall’altra c’è chi accusa l’associazione di lavorare per introdurre le proprie istanze ideologiche, traendo profitti da questa attività.
Il tema è tutt’altro che marginale. Anche in Italia, infatti, non sono mancate polemiche e reazioni di segno opposto per i tentativi di inserimento delle istanze gender free anche nelle scuole.