C’è un primo indagato per i cori razzisti contro Mike Maignan durante la partita Udinese-Milan di sabato scorso. Ha ripetuto per 12 volte “negro di m…”. Si tratta di un uomo di 46 anni della provincia di Udine, già conosciuto dalle forze dell’ordine e nei cui confronti il questore Alfredo D’Agostino ha emesso un Daspo della durata di 5 anni. È stato denunciato in stato di libertà.
Immediata la reazione dell’Udinese, che lo ha subito bandito a vita dallo stadio. Il club friulano “comunica, a valle dell’individuazione del primo responsabile dei deplorevoli insulti razzisti a Maignan, che il soggetto in questione sarà, a tempo indeterminato, bandito dal nostro stadio con effetto immediato – si legge nella nota –La società conferma il suo impegno contro il razzismo e ritiene fondamentale l’applicazione di misure forti per mandare un concreto messaggio contro le discriminazioni, non solo nel calcio, ma nella società. Il Club tempestivamente, già da sabato sera, ha lavorato in stretta collaborazione con le Autorità mettendo a disposizione tutte le sue telecamere e la strumentazione d’avanguardia di cui è dotato il Bluenergy Stadium al fine di dare un riscontro rapido alle indagini ancora in corso. L’Udinese ringrazia la Questura di Udine per la collaborazione e conferma la sua fermezza nel colpire i responsabili degli insulti che infangano l’etica sportiva del club, della Regione, della città di Udine e di una tifoseria che, da sempre, sono un modello di integrazione e rispetto”.
La svolta sarebbe arrivata grazie alla visione di uno dei tanti video postati sui social dai tifosi bianconeri durante e subito dopo la fine del match. Grazie al rapido lavoro degli agenti della Digos di Udine, che hanno incrociato le immagini, è stato possibile identificarlo. Decisiva anche la collaborazione del club friulano, che ha subito messo a disposizione tutte le immagini.
Questo non rappresenta lo sport e non rispecchia in alcun modo i valori umani, e forse neanche quelli animali.#Maignan pic.twitter.com/NRXZBVC4vx
— Nicola Marino (@nikmarino9) January 22, 2024
Ora, resterà da capire quale sarà il provvedimento del Giudice Sportivo nei confronti dell’Udinese. Tutto dipenderà dal referto degli ufficiali di gara. Il club della famiglia Pozzo rischia perché, come da regolamento, c’è la responsabilità oggettiva del club per quanto riguarda cori, grida e ogni altra manifestazione che siano, per dimensione e percezione reale del fenomeno, espressione di discriminazione.
La sanzione potrebbe consistere in un’ammenda da almeno 10mila euro oppure, nella peggiore delle ipotesi, della chiusura per una o più giornate del settore in questione (con la sospensiva, e quindi concretizzabile solo in caso di ulteriori fenomeni del genere nelle giornate successive). Dovrebbe essere scongiurata l’ipotesi della chiusura totale dell’impianto perché l’episodio è stato per fortuna circoscritto ad una piccola parte dell’impianto.
Intanto Marco Silvestri, portiere dell’Udinese, ha scritto una lettera per Maignan su Instagram:“Caro Mike ti scrivo… Da collega, e soprattutto da essere umano. Ti sono vicino per quello che è successo. Non è la prima volta, ma tutti assieme dobbiamo fare in modo che sia l’ultima. Questo non può succedere nel nostro stadio, non deve succedere in nessuno stadio, in nessun campo, in nessun luogo. Alziamo tutti la voce: no al razzsimo! Ti scrivo, per dirti ancora, che difendo la porta dell’Udinese da tre anni e mi sento di difendere anche questa città, questa società e questa tifoseria. Difendere chi ama davvero il calcio. Il rispetto e l’educazione fanno parte dei nostri valori, e anche la nostra squadra è simbolo di integrazione. Questa gente è molto di più, di più di qualche cretino che urla a voce alta parole stupide facendo pubblicità alla sua ignoranza e vergogna alla sua curva. Caro Mike…stay strong! Con stima e affetto per il collega e soprattutto per l’essere umano. Marco”.
Anche Fabio Capello, friulano doc, è intervenuto ai microfoni della Gazzetta dello Sport sulla vicenda. “Questa è una battaglia che si combatte tutti insieme: tifosi, club, istituzioni. Ripeto, in casi come questi le parole servono a poco: bisogna agire e cercare di cambiare le cose con esempi, iniziative, provvedimenti. Il calcio è di tutti, ma per quei tre-quattro deficienti che vanno allo stadio solo ed esclusivamente per aggredire non ci può essere posto. Non chiamiamoli tifosi, non lo sono” le parole dell’ex allenatore.