Ostaggi nascosti nei tunnel esplosivi: la scoperta dei soldati israeliani

Ostaggi nascosti nei tunnel esplosivi: la scoperta dei soldati israeliani

Mentre proseguono le operazioni militari a Khan Younis, i soldati israeliani continuano a trovare tracce degli ostaggi ancora in mano ad Hamas e ai suoi alleati. Nella notte tra sabato 20 e domenica 21 gennaio, le Idf hanno diffuso sul loro profilo di X foto di un tunnel profondo una ventina di metri e lungo circa 830 dove, secondo le testimonianze, si trovavano circa 20 prigionieri in momenti diversi.

Il contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce dell’esercito, ha dichiarato che “i soldati sono entrati nel tunnel, dove hanno incontrato dei terroristi e ingaggiato una battaglia che si è conclusa con l’eliminazione di questi ultimi”. All’interno della galleria, i militari si sono imbattuti in un’area di detenzione, cinque celle strette chiuse con sbarre di metallo, servizi igienici, materassi e persino i disegni Emilia Aloni, una bambina di cinque anni rapita il 7 ottobre e già liberata a novembre. “Gli ostaggi sono stati rinchiusi nel tunnel in condizioni difficili, senza luce, in un’aria densa con poco ossigeno e un’umidità terribile che rende difficile respirare”, ha aggiunto Hagari, spiegando anche che l’ingresso della galleria è stato trovato all’interno dell’abitazione di un membro di Hamas e che vi erano diverse trappole esplosive e porte blindate. Oltre alle prove della presenza degli ostaggi, alcuni dei quali sono stati rilasciati durante la tregua mediata dal Qatar, gli uomini delle Idf hanno rinvenuto anche armi e materiale di intelligence.

Oltre alle foto rilasciate su X, i militari hanno dichiarato di aver fatto entrare alcuni giornalisti all’interno della galleria, in modo che potessero documentarla prima della sua distruzione. Secondo le stime, solamente per la costruzione di questo tunnel sarebbero stati investiti milioni di shekel. Oltre a portare avanti le operazioni contro Hamas e le organizzazioni sue alleate, le Idf proseguono dunque nella ricerca delle oltre 130 persone ancora nelle mani dei terroristi. La settimana scorsa, il Jihad islamico palestinese e i Comitati di resistenza popolare hanno rilasciato due video, annunciando la morte di tre ostaggi: Yossi Sharabi, Etai Sabirski e Ohad Yahalomi. I palestinesi hanno dichiarato che sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani, affermazioni che non possono essere verificate in maniera indipendente ma che mettono pressione sul governo di Benjamin Netanyahu e scatenano la rabbia della popolazione dello Stato ebraico. Sabato 20 gennaio, centinaia di persone hanno manifestato a Tel Aviv e a Gerusalemme contro l’esecutivo, chiedendo l’immediato ritorno a casa dei prigionieri ancora trattenuti nella Striscia. Familiari e amici degli ostaggi hanno anche allestito un accampamento vicino alla residenza del premier a Cesarea, dove Bibi trascorre tutti i fine settimana.

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