DDR-Mou, è una lupa a due teste

Nome a sorpresa per la panchina del Barcellona: c'è anche Mourinho

Roma – Il clima surreale dell’Olimpico, al 47° sold out consecutivo, fa da sfondo alla prima (vincente anche se con qualche affanno finale) di Daniele De Rossi sulla panchina della Roma. Seguita in tribuna anche da Damiano Tommasi, oggi sindaco di Verona ma uno di quelli che una ventina di anni fa assistette all’esordio da giocatore giallorosso del centrocampista. Il pubblico offre il tributo ai «suoi allenatori»: cori e striscioni per Josè Mourinho (ancora a Roma come dimostrano i selfie con i tifosi in centro città), con il nome del portoghese cantato a lungo dalla Curva Sud; stesso trattamento per DDR sia alla lettura delle formazioni che al suo ingresso in campo, quando emozionatissimo si è messo in piedi davanti alla panchina.

Fischi per tutti i titolari elencati dallo speaker (tranne Bove, El Shaarawy, Dybala e Lukaku, ne arriveranno alcuni anche alla fine nonostante la vittoria) e anche per i Friedkin, arrivati in pullman e rei di aver interrotto bruscamente l’avventura nella Capitale dello Special One. Tutto ciò con l’antipasto della mattinata e le indiscrezioni di Dagospia – smentite dalla società – riguardo una trattativa dei dirigenti americani con un fondo arabo per la cessione del club giallorosso e l’attuale numero uno del Coni Giovanni Malagò e Francesco Totti al vertice.

In questo palcoscenico di contestazione (i tifosi non hanno digerito l’esonero di Mou), la Roma offre una prova convincente almeno nel primo tempo: il nuovo modulo ad albero di Natale – con la novità della difesa a 4 – allestito in fretta e furia da De Rossi sembra un vestito che meglio si adatta alla squadra, che appare meno ingessata e più dinamica. I gol di Lukaku (il primo al Verona in A) e di capitan Pellegrini, apparso subito rigenerato dal cambio in panchina, indirizzano la gara a favore dei giallorossi, il cui atteggiamento sembra più intraprendente delle ultime opache prove nel derby di Coppa e con il Milan. Costate il posto a Mou, che forse aveva perso il polso della truppa la quale magari (ma è solo una supposizione) voleva liberarsi del portoghese.

Quel che conta, per ora, è che l’era De Rossi sia iniziata con il piede giusto. Ovvero con i tre punti e altri due gol segnati in casa (ora sono 24, solo l’Inter con 25 ha fatto meglio). Anche se il secondo tempo e la sofferenza finale fa emergere i vecchi difetti dell’epoca precedente. Un po’ di buona sorte, con il rigore – concesso dal Var per il tocco di braccio di Llorente – sparato alto da Djuric. Un po’ di paura dopo la rete di Folorunsho (Rui Patricio sorpreso dal tiro) che tiene vivo il match. Il Verona, certamente indebolito dal mercato in uscita, non si arrende ma non rovina la festa d’esordio di DDR. Buona la prima, dunque, al netto del nuovo infortunio muscolare (Spinazzola) e bello l’abbraccio a ogni suo giocatore dopo il fischio finale oltre che il saluto sotto la Curva Sud. Ma la strada è appena iniziata e sarà sicuramente impervia.

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