Vittorio Sgarbi rinuncia al dissequestro del quadro di Rutilio Manetti. Lo ha fatto sapere l’avvocato del critico d’arte e sottosegretario alla cultura Giampaolo Cicconi, che ha quindi rinunciato all’istanza davanti al Tribunale del Riesame. L’udienza si terrà comunque lunedì mattina, per dare atto della rinuncia. Quella del ricorso al tribunale della Libertà è, come spesso avviene in questi casi, una “mossa difensiva” utilizzata per avere accesso da parte dei legali degli indagati a una parte degli atti della procura, in questo caso i pm di Macerata guidati da Giovanni Narbone.
Il quadro è stato sequestrato nei giorni scorsi dai carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio, con un decreto della procura che ipotizza il riciclaggio dell’opera. L’accusa vuole vederci chiaro sull’ipotesi – formulata per primi dai giornalisti del Fatto e di Report – che il dipinto seicentesco, “La Cattura di San Pietro” di Manetti, sia stato rubato dal Castello di Buriasco a Pinerolo nel 2013, e sarebbe stato poi alterato da Sgarbi ed esposto a Lucca nel 2021. Ipotesi totalmente respinta dal sottosegretario secondo il quale quello in suo possesso – che lui sostiene di avere ritrovato in una villa di campagna nel viterbese – è un dipinto diverso da quello rubato.
“Le indagini della magistratura, alla quale ho garantito tutta la mia collaborazione – ha ribadito ancora ieri Sgarbi – accerteranno la limpidezza del mio operato. La mia vita è stata dedicata alla difesa del patrimonio artistico. Per questo ritengo una violenza insopportabile essere trattato da colpevole, dando credito a mestatori e untori, in un rigurgito di bieco giustizialismo che ci riporta indietro negli anni”.