Un’altra finale per l’Inter

Un'altra finale per l'Inter

Parafrasando un film western, quando la squadra più forte incontra la squadra più in forma, la squadra più forte vince. E così lunedì sarà l’Inter a sfidare il Napoli: la vincitrice della Coppa Italia contro la vincitrice dello scudetto, com’è sempre stato e come sarebbe bello e giusto che tornasse a essere, soprattutto a inizio stagione e non come ora, impiccio a metà campionato, magari in Italia, ma inutile illudersi, ché tanto queste sono utopie, indietro non si torna, chiedere al De Laurentiis d’Arabia, passato in pochi mesi da contestatore ad ambassador con tanto di kefiah.

Vince anzi domina la squadra più forte. Nemmeno il tondo 3-0 finale rende giustizia piena ai valori espressi dal campo. Quella supposta più in forma, la Lazio, interrompe bruscamente la striscia di 5 vittorie, avviata proprio dopo l’incrocio con l’Inter in campionato, ma stavolta a differenza della sfida di dicembre è la forza nerazzurra e non gli errori biancocelesti a determinare il risultato.

Partenza sprint della banda Inzaghi, un po’ come la scorsa settimana a Monza. Nei primi 9 minuti l’Inter va 4 volte al tiro, sempre fuori bersaglio. Poco oltre il quarto d’ora, il gol inevitabile di Thuram (cross rasoterra di Bastoni e tacco spiazzante di Dimarco sul primo palo) e prima dell’intervallo almeno altre 3 occasioni nette per il raddoppio, compresa un’incredibile traversa di Barella dal limite dell’area piccola.

L’Inter fa la differenza sulle fasce laterali, il forfeit in extremis di Zaccagni non dà in tal senso una mano a Sarri, perché l’apporto difensivo di Pedro è nullo (quello offensivo anche, a dirla tutta), così come soffre Felipe Anderson, travolto sul suo lato dal duo Bastoni-Dimarco. Solo Provedel e l’imprecisione dell’Inter, tengono la Lazio in partita fino all’inizio della ripresa, quando proprio Pedro dà un calcione in area a Lautaro, sfuggito all’arbitro, ma non al Var. Rigore netto, che con Calhanoglu vale un assegno circolare: 14esima trasformazione consecutiva da quando gioca nell’Inter, 17esima contando i 3 calciati col Milan. Terzo gol di Frattesi, contropiede classico di Miki, lanciato dall’errore di Luis Alberto.

Resta per una volta a secco Lautaro, fermo alla seconda traversa della serata, cui Inzaghi risparmia il quarto d’ora finale, pensando al Napoli e al resto della stagione: fuori la ThuLa e dentro insieme Arnautovic e Sanchez, un lusso che l’Inter non può concedersi spesso. Lazio male nel primo tempo e peggio nel secondo, quando non calcia mai verso la porta di Sommer. Gli assenti non bastano a giustificare il nulla.

Stavolta spalti gremiti, anche se nessuno saprà mai se chi è entrato allo stadio (circa 20 mila persone, manco a parlarne di dati ufficiali) ha pagato o è stato pagato per farlo. La Supercoppa d’Arabia è anche questo.

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