Il tanto atteso (e temuto) superamento del Servizio di maggior tutela del mercato elettrico è infine scoccato. Il 10 gennaio, attraverso un complicato meccanismo di aste, una ventina di operatori piccoli e grandi si sono sfidati presentando offerte per acquisire clienti da aggiungere al proprio database: all’inizio di febbraio conosceremo il bilancio complessivo della gara – alcune assegnazioni sono già avvenute – che riguarda circa 5 milioni di utenti. Si tratta di una gara sul prezzo, frutto di un obbligo illiberale imposto dall’Europa che ha vincolato la fine del mercato tutelato ai soldi del Pnrr.
I turboliberisti fanatici della concorrenza hanno naturalmente fatto festa, seminando parole di giubilo tra gli utenti così liberati dal giogo dell’odioso oligopolio. In verità non si è capito perchè festeggino, visto che la buona novella non era una novella e nemmeno tanto buona.
Come già in passato abbiamo spiegato su queste colonne, il mercato libero dell’energia elettrica esiste da anni in Italia. Chi aveva interesse ad accedervi lo poteva tranquillamente fare sin dalla fine degli anni Novanta. Il che significa che nel nostro Paese la concorrenza esisteva già, godendo peraltro di ottima salute. Il mercato libero garantisce tipicamente la possibilità di scelta e l’opportunità di puntare sulla qualità del servizio, sottoscrivendo un contratto a misura delle proprie esigenze (ad esempio, un single consumerà in modo diverso rispetto a una famiglia di cinque persone). I festeggiamenti sono quindi quantomeno tardivi da questo punto di vista.
L’aspetto interessante è però un altro e pochi sembrano averlo colto. I consumatori che erano nell’ormai scomparso servizio di «maggior tutela», e che sono stati spacchettati in lotti e messi all’asta, non finiranno affatto sul mercato libero, ma nel servizio a «tutele graduali». Questo si caratterizza per una tariffa uguale per tutti che ha l’unico pregio (ammesso che lo sia) di evitarci l’onere di dover compiere una scelta e di doverci informare su quale dei prodotti presenti sul mercato libero sia più adatto alle nostre esigenze. Sicché altri sceglieranno per noi la tariffa, che sarà uguale per tutti a prescindere da esigenze e necessità: non il massimo per consumare in modo intelligente.
Le «tutele graduali» sono comunque un meccanismo transitorio, un limbo destinato a durare meno di tre anni. Poi cesserà portando tutti i consumatori, tranne i fragili, sul mercato libero. Occhio quindi a darlo per scontato e definitivo. Non solo. Vi è un altro aspetto che dovrebbe indurre a riflettere sull’arrivo della tanta agognata concorrenza. La tariffa applicata nelle «tutele graduali» è indicizzata. Che cosa vuol dire? Significa che oscilla in base al prezzo dell’energia. Con due guerre in corso e minacciosi bagliori di fuochi sul Mar Rosso, nuovi rialzi del prezzo delle commodity potrebbero essere alle porte. La crisi russo-ucraina dovrebbe averci insegnato qualcosa. Dunque, se i prezzi si dovessero di nuovo impennare, chi sta sulle «tutele graduali», ovvero una parte rilevante dei 5 milioni di utenti finiti a gara, vedrebbe la tariffa che gli viene applicata trascinata inevitabilmente verso l’alto. Al contrario, coloro che avessero scelto il mercato libero, optando magari per un contratto a prezzo fisso, sarebbero protetti da eventuali rincari.