Se è vero che il bonus per le barriere architettoniche al 75% verrà in parte prorogato, si cerca di capire se nell’incentivo statale potranno rientrare anche i generici infissi (dalle porte alle finestre ai pavimenti). In Parlamento si sta lavorando su alcuni emendamenti che potrebbe cambiare le carte in tavola. Stesso discorso anche per il tanto discusso Superbonus 110%.
I nodi da sciogliere
L’obiettivo è quello di proteggere il settore del Made in Italy salvaguardando quei settori con decine di migliaia di lavoratori che si occupano della produzione di alluminio e del legno. Il problema sono le nuove risorse da trovare per far quadrare in conti pubblici che il ministro Giorgetti non intende non sforare. Fonti di Fratelli d’Italia al Messaggero hanno fatto capire che l’incentivo sulle barriere architettoniche non comprende costi eccessivi e che la partita può essere chiusa salvando quella tipologia di lavori, al 75%, che fanno sapere di ascensori, rampe di scala e piattaforme elevatrici.
Per il momento, nel 2024 non sarà più possibile cedere il credito e ottenere lo sconto in fattura visti i numerosi problemi del passato ma sarà soltanto possibile detrarre i costi Irpef in cinque rate annue entro e non oltre il 31 dicembre 2025, poco meno di due anni da adesso. Questa barriera, però, non sarà valida per i lavori nei condomini e nelle ville autonome delle famiglie che hanno un disabile o un reddito annuo che non superi 15mila euro così come per coloro che hanno presentato i documenti per l’asseverazione entro lo scorso 29 dicembre ma anche, come detto, per coloro i quali hanno cominciato i lavori o versato una prima parte dell’acconto.
Quali sono le ipotesi
Il prossimo martedì è prevista una riunione al ministero dell’Economia e Finanza (Mef) coi parlamentari per fare il punto della situazione: all’ordine del giorno c’è la possibilità di reintrodurre sconti e cessioni dei crediti per le categorie già previste dal decreto per tutte le tipologie di lavori che rientrano nel bonus delle barriere architettoniche con l’ipotesi di allungare a dieci anni il recupero della somma spesa riducendola dal 75% al 50%: in pratica si recupererebbe esattamente la metà di quanto speso.
Il dietrofront sul Superbonus
Si fa più complicata, invece, la situazione legata al Superbonus: un emendamento di Fratelli d’Italia firmato da Saverio Congedo prevede che si possa usufruire delle aliquote maggiorate nella misura del 110 o del 90% in vigore nel 2023 “anche per i lavori che saranno realizzati fino a tutto il 30 giugno 2024 e che rispondano a determinati requisiti” che riguardano il “termine temporale della proroga di sei mesi quindi a tutto il 30 giugno 2024″. E poi, il Sal (Stato avanzamento dei lavori) raggiunto lo scorso 31 dicembre deve essere pari “almeno al 70% dell’intero intervento deliberato”. Fratelli d’Italia vuole, quindi, puntare tutto alla contabilizzazione delle spese effettuate entro la fine del 2023 con le aliquote del 110 e 90% per poi ridurla al 60% per i primi sei mesi del 2024.
Nel tardo pomeriggio però l’emendamento è stato ritirato. La decisione, viene riferito, è stata presa alla luce delle perplessità arrivate dal Ministero dell’Economia, in attesa della verifica che verrà fatta nella riunione tecnico-politica in programma martedì.