Baltici nel mirino di Putin. “Scudo al confine russo”. Il mistero dei Gps in tilt

"Putin può attaccare la Nato": la rivelazione del capo degli 007 tedeschi

Non c’è pace in questo periodo per i Paesi Baltici. Dopo le minacce di Putin arriva l’allarme lanciato dal ministro della Difesa tedesco Pistorius che non nasconde una certa preoccupazione per il futuro di Estonia, Lettonia e Lituania, sostenendo che «nei prossimi 5 anni lo zar del Cremlino potrebbe attaccare Paesi della Nato, e i Baltici sono sicuramente i più esposti». Per queste ragioni i tre Stati hanno concordato di dotare i confini con Russia e Bielorussia di strutture di difesa per contrastare eventuali minacce militari. Il nuovo sistema di deterrenza è stato comunicato dal Ministro della Difesa estone Pevkur che ha annunciato «una triplice intesta tra Tallin, Riga e Vilnius per scoraggiare qualsiasi nemico. Siamo preoccupati anche dalle parole di Lukashenko sulla prossima dotazione di armi nucleari del suo esercito». Ai Baltici, così come a Pistorius, la Von der Leyen rivela che Bruxelles segue la situazione molto seriamente, e che a marzo partirà una nuova strategia sulla difesa dell’Ue.

Il Financial Times getta ulteriore benzina sul fuoco, sostemendo che Putin potrebbe pianificare una grande offensiva in Ucraina in estate. Citando forze di sicurezza di Kiev, parla di una completa occupazione delle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia e di un tentativo di occupare Kharkiv o Kiev. Per la Cnn invece il 2024 sarà un anno di stallo, ma nel 2025 potrebbe verificarsi uno scontro tra Russia e Nato. La linea baltica era già stata al centro di un episodio sospetto, quando tra il 31 dicembre e il 2 gennaio le autorità estoni avevano registrato atti di pirateria nel funzionamento dei sistemi Gps. E proprio nei Paesi Baltici prenderà il via la prossima settimana, per concludersi a maggio, una mega-esercitazione della Nato con 90mila uomini, lanciata ufficialmente col nome di Steadfast Defender (Difesa costante). Vi prenderanno parte forze provenienti dai 31 alleati e della Svezia.

E a proposito di alleati, Kiev non ha digerito la scoperta di componenti occidentali (fino al 95%) nelle armi russe distrutte durante i combattimenti. La notizia è stata divulgata ai cronisti dal ministro degli Esteri Kuleba, che se la prende con l’azione delle aziende private, ma non desiste dal tirare le orecchie a Ue, Gran Bretagna, Usa e Nato. «È necessario interrompere la fornitura di pezzi di ricambio alla Russia. Mi rendo conto che richiederà sforzi, ma salverà la vita di molti civili in Ucraina e distruggerà la macchina da guerra di Putin».

Sul campo di battaglia, nel 695esimo giorno di combattimenti, fa scalpore la notizia del bombardamento con droni di un deposito di petrolio nella regione di San Pietroburgo, a quasi mille chilometri dal fronte. Per Kiev, che ha rivendicato l’operazione con una nota dell’intelligence, si tratta di un nuovo stadio della guerra, «i russi non devono più sentirsi sicuri a casa loro, e non solo nella confinante Belgorod». Un altro attacco missilistico ucraino si è verificato nella tarda serata a Kursk. Le forze di difesa sul campo hanno respinto gli assalti di Mosca in sei direzioni, ma l’area di Avdiivka è stata bombardata 16 volte dai jet russi con pesanti perdite ucraine. Mosca ha denunciato l’uso indiscriminato di armi a grappolo in battaglia da parte di Kiev.

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