I giudici della Corte di Assise di Roma hanno condannato a 20 anni di carcere Walter Biot, il capitano di fregata arrestato dai carabinieri del Ros il 30 marzo 2021 con l’accusa di spionaggio per aver passato dei documenti segreti a un funzionario russo in cambio di 5mila euro. Nell’udienza di lunedì scorso la Procura capitolina aveva sollecitato una condanna a 18 anni di reclusione. L’inchiesta condotta dal pubblico ministero Gianfederica Dito con Michele Prestipino contestava all’ufficiale di Marina le accuse di spionaggio, rivelazione di notizie che per la sicurezza nazionale dovevano rimanere segrete e corruzione. Arrestato nel 2021 dai carabinieri del Ros, Biot venne pizzicato a fotografare con il cellulare una schermata di un pc e documenti poi riposti in una borsa: secondo l’accusa, documenti riservati e top secret (legati al terrorismo islamico ma non solo) poi venduti al già citato agente russo del Gru.
Il processo si è celebrato a porte chiusa e si sono costituite parti civili la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Difesa rappresentate dall’Avvocatura dello Stato che ora dovranno essere risarciti. Difeso dall’avvocato Roberto De Vita, Biot attualmente è detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere e si trova sotto processo anche davanti ai giudici militari d’Appello. In primo grado, il 9 marzo scorso, il tribunale militare di Roma ha condannato il capitano di fregata a 30 anni per rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all’estero di notizie non segrete né riservate, sostenendo che “le complessive risultanze processuali acquisite non lascino residuare dubbi in merito alla natura di segreto militare delle notizie che ne sono oggetto e, dunque, alla loro inerenza alla preparazione, forza difesa dello Stato”.
I giudici hanno stabilito per Biot l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dalla pubblica amministrazione e il risarcimento di 100 mila euro alla presidenza del Consiglio. Una sentenza piuttosto pesante per il capitano di fregata, intenzionato a combattere. “Walter Biot è determinato. È una battaglia per lui ma anche di civilità giuridica affinché nessuno possa essere giudicato a prove segrete”, le parole dell’avvocato De Vita. Il legale si è anche soffermato sulla recente sentenza del Tribunale militare, rimarcando che“più si approfondisce e si ragiona su come questo processo ha fatto spostare la bilancia della giustizia verso la ragion di Stato più che verso lo stato di diritto le pene si riducono”. De Vita ha aggiunto:“Conoscendo quel che viene in Appello e in Cassazione siamo certi che prima poi ci sarà un giudice che riconoscendo i diritti dovrà riconsegnare Walter Biot alla sua famiglia”.