Il ribasso dei mutui a tasso variabile hanno dato una prospettiva positiva a chi si è trovato a dover versare la rata. Per alcuni soggetti, invece, ci sono stati dei lievi incrementi. Questo aspetto è dovuto al fatto che il tasso che viene calcolato include gli indici Euribor e lo spread deciso dalla banca che gestisce il prestito. Il primo fattore può cambiare e quindi è possibile effettuare il calcolo in base a come gli istituti rilevano gli Euribor sui quali definire la variazione del tasso. Ecco come viene definito questo indicatore e per chi sono diminuite le rate.
L’indice Euribor
Per comprendere il fenomeno in questione bisogna fare una premessa. L’indice Euribor, Euro Inter Bank Offered Rate, è un parametro che spesso viene utilizzato come punto di riferimento e base per calcolare il tasso da utilizzare per un mutuo variabile. Questo indice viene utilizzato per parametrare i mutui a tasso variabile di milioni di famiglie europee. Infatti alcuni istituti prendono in considerazione l’Euribor alla fine del mese mentre altri, invece, calcolano la media mensile e altri ancora guardano l’Euribor a metà del mese. Questi criteri influiscono molto sulle variazioni che si verificano sulla cifra che poi dovrà essere versata. I cambiamenti non sono particolarmente importanti in termini di cifre poiché gli indici Euribor oscillano in piccole quantità. Resterà da capire quando la Bce darà un taglio ai tassi.
Il piano di ammortamento
In questo frangente il piano di ammortamento è fondamentale. Quello dei mutui stipulati in Italia viene definito “alla francese”. Si tratta di un metodo di calcolo che prevede il versamento della quota maggiore degli interessi durante i primi anni del finanziamento. Per questa ragione i mutui che sono attivi da più tempo potrebbero aver subito un incremento nella rata di gennaio dovuto all’aumento della quota capitale che potrebbe risultare superiore al calo degli interessi dovuto alla leggera diminuzione dell’Euribor.
Le durate
Bisogna poi considerare che alcune banche usano l’indice Euribor 3 mesi e lo aggiornano quindi trimestralmente. Nel caso in cui fosse stato rilevato l’indice a fine settembre, considerandolo quindi per ottobre, novembre e dicembre e successivamente a fine dicembre per le rate di gennaio, febbraio, marzo, i mutuatari avranno notato un incremento sulla tranche di gennaio. Ovviamente questo risultato è valido se considerato l’aggiornamento Euribor a tre mesi. Questo perché a settembre l’indice era sicuramente inferiore rispetto a quello di dicembre.
La prospettiva
Stefano Rossini, ad di MutuiSupermarket.it, in un’intervista a Il Sole 24 Ore ha commentato la questione: “La buona notizia è che queste tecnicalità non dovrebbero inficiare la riduzione delle rate nei prossimi mesi qualora il trend di discesa dei tassi dovesse proseguire e accentuarsi in funzione delle manovre di taglio attese da parte della Bce”. La prospettiva per la rata di febbraio sembra quindi positiva con una riduzione della rata che, nonostante sia ancora lieve, può aiutare i mutuatari.