Bronson aveva due anni ed è morto di stenti accoccolato al suo papà, ucciso da un infarto, senza che nessuno per giorni si accorgesse della tragedia che si stava consumando nella loro casa di Skegness, nel Lincolnshire. Una vicenda che ha sconvolto il Regno Unito, sulla quale il Paese chiede di fare luce.
La madre del bambino, Sarah Piesse, 43 anni, aveva visto il figlio l’ultima volta prima di Natale, poi aveva litigato con il padre del piccolo, Kenneth Battersby, un sessantenne disoccupato e con gravi problemi cardiaci, dal quale si era separata da tempo. Data la precaria situazione familiare l’uomo e il piccolo erano seguiti dagli assistenti sociali e Bronson era classificato come «vulnerabile». Eppure dalla morte dell’uomo, avvenuta non prima del 29 gennaio, gli assistenti sociali non si sono resi conto di quello che stava succedendo tra le mura domestiche fino al 9 gennaio. Né la madre del bambino si è preoccupata di sapere come stesse il figlio, anche se adesso punta il dito contro i servizi sociali, che avrebbero dovuto effettuare visite settimanali: «Se avessero fatto il loro lavoro, mio figlio sarebbe ancora vivo. Invece l’hanno fatto morire al buio, senza acqua e senza cibo».
Gli operatori della autorità locali avevano bussato alla porta dei Battersby il 2 e il 4 gennaio per un’ispezione senza ottenere risposta. Avevano anche fatto una segnalazione alla polizia, che però non ha avuto seguito. Soltanto il 9 gennaio l’assistente sociale è entrata nella casa usando una chiave del padrone dell’immobile e si è trovata davanti ai due cadaveri. Era sopravvissuto solo il cane, il boxer che viveva con loro, seppur trovato disidratato e indebolito. Dopo aver escluso l’avvelenamento da monossido di carbonio, inizialmente indicato come possibile causa del decesso, il medico legale ha stabilito che Kenneth è stato stroncato da un infarto, mentre Bronson è morto di disidratazione e fame. Il consiglio della contea del Lincolnshire ha avviato un’indagine sulla morte del bambino. La polizia non ha confermato di essere stata contattata prima del 9 gennaio. Il Paese è sotto choc e vuole sapere perché le autorità non sono intervenute prima. Il caso è stato citato anche in un dibattito alla Camera dei Comuni.