– L’oracolo del giorno si chiama Walter Veltroni, intervistato da Repubblica. Per il fondatore del Pd oggi nel mondo le democrazie sarebbero “sotto assedio”. Colpa dei regimi di sinistra tipo quelli cinese, venezuelano, cubano o della Corea del Nord? Oppure di Iran e degli altri Stati arabi? Macché: il pericolo – al netto della Russia – viene da Donald Trump, Javier Milei e Bolsonaro. Gente che ha vinto o che forse vincerà col voto della maggioranza degli elettori ma che a Walter non piacciono perché sarebbero esponenti del cosiddetto “sovversivismo delle classi dirigenti”. Tipico riflesso sinistro: se non vince l’amico del Pd, o uno che non applica il programma dem, il voto non conta un fico secco.
– Non solo. Secondo Veltroni in Spagna “le forze democratiche” fronteggiano “la non accettazione dell’esito da parte degli avversari”. Eccerto: Walter però tralascia il fatto che Pedro Sanchez stia governando con un’accozzaglia post elettorale che non rispetta a pieno il volore elettorale e che s’è insediato solo garantendo amnistia ai secessionisti, i quali non sembrano essere esattamente l’esempio più fulgido di rispetto della Costituzione di un Paese unitario.
– È vero che “il saluto romano era il gesto di chi mandava, insieme ai nazisti occupanti, gli ebrei nei campi di concentramento”. Ma è altrettanto vero che il pugno chiuso era il gesto di chi si professava fedele a Mosca, Paese in cui milioni di persone venivano spedite nei Gulag. Eppure non ho mai sentito nessuno lamentarsi.
– Ma il meglio arriva dopo. Secondo Walter Veltroni, lo stesso che poche righe sopra aveva dato lezioni di democrazia, la Costituzione non solo non si può modificare “a colpi di maggioranza parlamentare” (e fin qui, legittimo benché discutibile); ma neppure “a colpi di maggioranza popolare”. Ve lo traduco: secondo l’ex segretario dem, sarebbe deprecabile se gli italiani votassero a favore del referendum costituzionale per istituire il premierato. Piccolo appunto: la procedura è prevista dalla stessa Carta che Veltroni decanta e santifica. Dunque non solo sarebbe pienamente democratico modificare l’asseto istituzionale “a maggioranza”, ma pure del tutto regolare. Oppure Walter vuole farci credere che quando i governi Prodi, D’Alema e Amato portarono avanti la modifica del Titolo V Costituzione, e la fecero approvare da un referendum a cui partecipò solo il 34% degli elettori, “non si poteva fare”?
– Titolo di Repubblica dopo l’intervento subito da Kate Middleton in ospedale: “Il principe William solo con i figli: su di lui tutto il peso di corona e famiglia”. Se l’avesse scritto un giornale di destra l’avrebbero accusato di sessismo (“è normale che l’uomo si occupi dei figli, gne gne gne”). Ma soprattutto, signori miei: secondo voi davvero l’erede al trono d’Inghilterra si occupa “da solo” dei figli? È più probabile ci sia un esercito di baby sitter, cortigiani e servitori che renderanno più sopportabile il peso al povero William. Vi assicuro, c’è chi sta peggio.
– Elly Schlein va a Gubbio al Conclave del Pd per parlare di tante cose, dal green alla sanità. Ma il climax lo raggiunge con questa frase: “Ci deve essere un meccanismo per cui dai grandi profitti arrivi un contributo equo per i servizi”. Bello. Tuttavia, ci sia concesso affermare che chiedere la patrimoniale dal palco di un resort di lusso, con sauna e centro massaggi, peraltro il tutto pagato coi soldi (pubblici) del gruppo parlamentare Pd, forse stona un tantino.
– Che meraviglia la politica. Ieri si discuteva del fatto che Schlein avesse di fatto disertato il conclave del Pd, essendosi presentata solo oggi per le conclusioni finali. Sapete come ha risposto Elly? Ecco a voi: “Sono arrivata oggi perché ieri sera ho visto il film Kripton di Francesco Munzi”. Cioè: il segretario dem non va al seminario del suo partito non perché impegnata in dibattiti internazionali, lavori parlamentari, riunioni strategiche o incontri di vertice? No: perché impegnata “a vedere un film”. Questo spiega la considerazione che deve avere Elly dei suoi parlamentari e del Pd. Chissà come sono stati contenti di sentirla…
– Sul saluto romano di Acca Larentia, dopo la sentenza della Cassazione, il ragionamento più intelligente lo fa Luigi Manconi, ex presidente della Commissione per i diritti umani del Senato. Non esattamente una camicia nera. Dice: “Quei gesti e quelle parole non costituivano un’istigazione a commettere reati”, ma “rimanevano all’interno di una ritualità funeraria”. Anche perché, e questo non lo sottolinea quasi mai nessuno, sia il corteo funebre di Acca Larentia che molti altri del passato non hanno mai dato problemi di ordine pubblico. Come invece spesso accade, tra tafferugli e attacchi alla polizia, con le manifestazioni antagoniste in giro per l’Italia. Dunque vi chiedo: preoccupa più un saluto romano o le femministe che cercano di dare fuoco alla sede di Pro Vita “coi Pro Vita dentro”?
– Una ricercatrice italiana sostiene che l’algoritmo della ricerca di Google sia zeppo di maschilismo perché “riproduce il sessismo di chi lo utilizza” e quindi “rischia anche di diffondere ulteriormente atteggiamenti patriarcali”. Ora, se gli utenti cercano “donna in cucina” non puoi certo farne una colpa a Google, ma di certo non puoi nemmeno chiedere a un algoritmo di correggere la stortura. Perché significherebbe affibbiare ad un ente privato il compito di educare, o rieducare, la cittadinanza. E non è mai una buona idea attribuire attribuire a terzi un compito pedagogico-formativo: oggi lo applicano sul patriarcato, ma domani?
– So che molti di voi non saranno d’accordo, e pure io preferisco una bistecca vera a una creata in laboratorio, ma ha ragione Giuseppe Remuzzi quando afferma essere “una cattiva idea vietare la ricerca e produzione” della carne sintetica. Bisogna controllarne qualità e sicurezza? Certo. Può essere usata come grimaldello per ridurre gli allevamenti in onore alle solite ideologie green? Certo che no. Ma “vietare” tout court significa condannarsi a restare indietro in un settore ad alta tecnologia dove potremmo avere molto da dire e qualcosa su cui investire. In un mondo che corre non è mai una grande idea farsi superare dai concorrenti.
– Le dichiarazioni di Elly Schlein su Israele fanno riflettere e mettono a nudo tutto l’imbarazzo dem a livello internazionale. Primo: il Pd ha sempre votato a favore dell’invio di armi “all’Ucraina aggredita”, dunque non si capisce per quale motivo non dovrebbe inviarle a Tel Aviv, visto che pure Israele è stata aggredita il 7 ottobre. Con ogni evidenza, si tratterebbe di una discriminazione. Secondo: Israele non ha bisogno delle munizioni italiane, al netto di quelle che già ha. Che facciamo: gliele chiediamo indietro? Terzo: inviare armamenti ad un Paese in guerra espone in ogni caso al rischio che “vengano utilizzate per commettere crimini di guerra”. Può succedere in Palestina così come in Ucraina. Il punto è che, con una sola frase, Elly ha mostrato tutte le contraddizioni dei dem: la verità è che non vorrebbero inviare armi a Kiev, ma sono costretti; e non supportano Israele, ma non hanno il coraggio di dirlo.