Il rispetto dei diritti dei cittadini è un fondamento delle democrazie e monitorare affinché siano sempre tutelati è compito delle istituzioni. Peccato però che negli ultimi anni, dietro il tema della difesa dei diritti, ci sia stato un tentativo di cambiare la nostra società in particolare da parte dell’Unione europea.
Lo conferma quanto avvenuto ieri all’Europarlamento dove è stata votata la «Relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea» approvata con 391 voti favorevoli, 130 contrari e 20 astensioni. La relazione annuale 2022-23 nasce per individuare le criticità esistenti negli Stati membri sul tema dei diritti ma nei fatti diventa un’occasione per promuovere l’agenda ideologica europea dai migranti alle Ong, dal gender all’islamofobia.
Così, con la scusa di colpire Ungheria e Polonia (che vengono esplicitamente citate), a finire sul banco degli imputati sono tutti i cittadini europei. Nella relazione emerge preoccupazione per le condizioni dei rom a causa del «crescente numero di episodi di violenza per mano della polizia ai danni della popolazione rom» invitando «gli Stati membri a condurre indagini rigorose su tali episodi per garantire che l’introduzione e/o l’attuazione di misure repressive e violente contro persone o comunità rom non rimangano impunite».
Dopo aver puntato il dito contro le azioni della polizia e difeso la comunità rom, la relazione si sofferma sul tema dei migranti mettendo sul banco degli imputati le autorità che controllano le frontiere «considerando che si sono verificati molteplici incidenti in cui migranti hanno perso la vita e i diritti umani sono stati violati alle frontiere europee a causa della gestione inefficace e dell’uso sproporzionato della forza da parte delle autorità».
Da qui il passaggio dai migranti a un fantomatico «razzismo sistemico» che esisterebbe in Europa sostenendo che «l’islamofobia, l’antiziganismo e il razzismo sono forme persistenti di odio e discriminazione» e che «l’estremismo di destra rappresenta una particolare minaccia per le persone colpite dalla discriminazione e per la società nel suo complesso».
Non poteva mancare un riferimento alla comunità Lgbt sostenendo sia vittima di discriminazioni poiché «persiste in tutta l’Ue la tendenza all’aumento della discriminazione, dell’incitamento all’odio e della violenza contro le persone LGBTIQ+».
Eppure, come spiega l’europarlamentare di Lega/Id Silvia Sardone, altre reali minacce allo stato di diritto non sono citate nella relazione: «Ovviamente nessun accenno al terrorismo islamico, alle donne islamiche private della loro libertà o costrette al velo islamico, alle minacce dall’estrema sinistra che solidarizza per esempio con Hamas, alle violenze contro le forze dell’ordine, nessuna condanna per i trafficanti di uomini e per i danni dell’immigrazione clandestina».
Mentre l’Europa vira sempre più a destra e si profila un cambio di maggioranza al Parlamento europeo, Bruxelles si trincera dietro un’agenda ideologica sempre più distante tanto dalle esigenze dei cittadini quanto dai problemi della vita reale nelle nazioni europee come testimonia la relazione sulla situazione dei diritti fondamentali.