Il “pericolo nero” è dappertutto. Fascisti la parola più usata in Italia

Il "pericolo nero" è dappertutto. Fascisti la parola più usata in Italia

Se un alieno, un po’ come quello di Flaiano, precipitasse con la sua astronave davanti a una delle poche edicole rimaste e si trovasse tra le mani qualche copia dei giornali più di sinistra in circolazione, non avrebbe alcun dubbio e inizierebbe il suo diario immaginifico così: «Italia 1924, è in corso una dittatura fascista». E non sarebbe il delirio di un marziano che pensa di essere nel secolo sbagliato, ma semplicemente la proiezione della visione distopica che una certa stampa fornisce del nostro Paese. Una vera e propria ossessione quotidiana che parte, appunto, dai quotidiani e poi rimbalza nelle televisioni e capitombola inevitabilmente nella rete sui social network. E alcune volte, complice la pigrizia e la partigianeria di qualche corrispondente, finisce pure sulla stampa straniera.

Il tono è quello dell’allarme costante per l’arrivo di un’onda nera che puntualmente e fortunatamente non arriva mai, della mobilitazione perpetua in difesa di una democrazia che in realtà gode di sana e robusta costituzione.

Un’ossessione, dicevamo, facilmente verificabile: partendo dalle parole – che come sappiamo sono importanti – e dai numeri. Iniziamo da questi ultimi, interessandoci all’arco temporale che va dallo scorso 22 luglio a ieri, quasi sei mesi. Ah, ci teniamo a precisare: parliamo dell’anno 2023-2024, perché il dubbio del povero alieno è più che legittimo.

Sul primo gradino del podio dei quotidiani più ossessionati dalle camicie nere svetta, con evidente vantaggio, La Repubblica: in 147 giorni il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari ha utilizzato 211 volte il termine «fascismo», 213 «fascista» e, per essere certi che il lettore capisse e non gli sfuggissero le generalità del soggetto di cui si stava parlando, 136 volte il cognome «Mussolini». Il tutto per un totale di 560 riferimenti al Ventennio con una sorprendente media di 3,8 al giorno. Medaglia d’oro alla resistenza in assenza di fascismo. Sul secondo gradino del podio, ma pur sempre con risultati significativi, si piazza La Stampa. Il quotidiano ora diretto da Andrea Malaguti, nello stesso periodo, ha inanellato 158 «fascismo», 166 «fascista» e 91 «Mussolini», capitalizzando 415 riferimenti, con una media di 2,8 al dì. Anche in questo caso siamo a livelli altissimi, degni di «Storia illustrata» più che di un foglio di attualità. Ma l’ossessione per la dittatura mussoliniana non riguarda solo i quotidiani del gruppo Gedi. Il Fatto quotidiano di Marco Travaglio, più sobriamente, si posiziona al terzo posto della classifica nostalgica con 120 «fascismo», 116 «fascista» e solamente 78 «Mussolini», per un totale di 314 e una media di appena 2,1 al giorno. Ultimo della lista dei quotidiani di area dichiaratamente di sinistra c’è il Domani, che con 112 «fascismo», 111 «fascista» e 40 «Mussolini», per un totale di 263, raggiunge comunque la dignitosissima media di 1,7 richiami quotidiani. Numeri da capogiro: vedono fascismo ovunque. Supponiamo che neppure su una copia del Popolo d’Italia del sopraccitato dittatore ci fossero così tanti riferimenti al movimento da lui medesimo fondato. Roba da marziani. D’altronde pure su Marte ci sono i fascisti, no?

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