Una bella favola che sembra fare giustizia di tutte le polemiche (ed esagerazioni) sulla cultura del patriarcato. Protagonisti due consiglieri comunali di una grande città italiana: lei giovane emergente del partito al potere, lui combattivo oppositore del sindaco in carica.
Si incontrano per un dibattito televisivo, il confronto è deciso, le idee sono lontane, ma scocca la scintilla. Nasce una relazione che è alla luce del sole, ma naturalmente discreta e che procede serenamente per qualche anno. Le elezioni però si avvicinano e i due si trovano ancora una volta su fronti opposti, destinati a contendersi, uno in trincea contro l’altro, voti e preferenze.
A questo punto il colpo di scena, lui decide di fermarsi e si ritira dalla competizione elettorale: «Sono innamorato di una donna che fa politica e che secondo me la sa fare molto meglio di me. Quindi trovo giusto cederle il passo, sostenerla. Senza per ciò sentirmi sminuito. Anzi».
Succede a Firenze, lui è Emanuele Cocollini (a destra), ex leghista, attualmente del gruppo Centro, vice-presidente del consiglio comunale; lei Letizia Perini del Partito Democratico, già in predicato per un posto da assessore. «L’idea di andare in due a uno scontro di preferenze sarebbe davvero spiacevole», ha spiegato Cocollini. «Lei condivideva questa impostazione: non si può andare in campagna elettorale in due. Insieme ne abbiamo parlato, ma la decisione ultima è stata mia».
Se le si guarda da vicino perfino le favole appaiono complicate, per il transfuga Cocollini la campagna elettorale sarebbe stata più difficile di quella della compagna. Nella scelta oltre che la passione fa capolino anche il ragionamento. Ciò non toglie la suggestione di un bel passo d’addio.