“Ognuno di noi è spiato da 2.230 aziende”. Allarme privacy su Facebook

"Utenti monitorati da migliaia di società". Allarme privacy su Facebook

Che il problema della tutela della privacy sia all’ordine del giorno, specie per quanto concerne l’utilizzo dei social network, è purtroppo da tempo un fatto assodato, tuttavia i dati di una recente ricerca condotta nello spedifico su Facebook fotografano una situazione ancora peggiore di quanto ci si potesse attendere.

Secondo un’indagine condotta da Consumer Reports con la collaborazione di The Markup, intitolata per l’appunto “Who shares your information with Facebook?”, si è voluto approfondire il problema dell’oscura attività di tracciamento degli utenti che avviene sul celebre social targato Meta ad opera di terze parti. Questa enorme mole di informazioni sul nostro conto confluisce poi nel database di cui il gruppo può disporre. Ecco quindi il motoivo alla base della domanda che fa da titolo allo studio realizzato da Consumer Reports: “Chi condivide le tue informazioni con Facebook?”

Ebbene l’indagine ha svelato che sono diverse migliaia le aziende a captare i dati sensibili di ciascun utente: per poter arrivare a una conclusione del genere, è stato analizzato l’archivio storico di 709 partecipanti alla ricerca, considerando per la precisione gli ultimi tre anni di attività in rete. Questi 709 volontari“hanno condiviso gli archivi dei propri dati di Facebook”, scoprendo “che un totale di 186.892 aziende hanno inviato dati su di loro al social network”.

Da ciò è emersa un’intensa attività di tracciamento occulto, denominato “tracking server-to-server”, durante la quale i dati personali degli utenti passano per l’appunto dai server di aziende e società varie per poi fare ritorno su quelli di Meta. I numeri dello studio parlano chiaro: i dati di un singolo utente finiscono mediamente nelle mani di 2.230 aziende. In sostanza, quindi, Facebook riceve informazioni di un utente in media da circa 2.230 società, e in un caso limite, addirittura, sono state “quasi 48.000 aziende diverse” a fornire tali informazioni alla piattaforma. Anche se il campione preso in esame non è ampio, e se si tratta solo di cittadini statunitensi, è comunque un segnale chiaro di cui non si può non tener conto per comprendere quanto sia serio e complesso il problema della tutela della privacy in rete e sui social nello specifico.

“Offriamo una serie di strumenti di trasparenza per aiutare le persone a comprendere le informazioni che le aziende scelgono di condividere con noi e a gestire il modo in cui vengono utilizzate”, ci ha tenuto a replicare dopo la pubblicazione dello studio il portavoce di Meta Emil Vazquez.

Una risposta che evidentemente non ha convinto gli autori dell’indagine, certi che questa trasparenza non sia poi così evidente. Secondo lo studio, tra le società che più si occupano di raccogliere e trasmettere tali informazioni ci sono i data broker, come ad esempio LiveRamp, azienda con sede a San Francisco comparsa ben nel 96% dei casi esaminati. Tra le altre più presenti nello studio ci sono alcuni colossi del calibro di The Home Depot, Walmart, Macy’s, Amazon, Etsi e Paypal. Non solo i “big”, dato che nel 10% dei casi è comparsa anche una concessionaria d’auto localizzata in un piccolo centro del Texas .

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