Nelle chat di Fratelli d’Italia gira un messaggio con allegato un articolo uscito su «Repubblica (molto attivo negli inoltri WhatsApp l’entourage di Fabio Rampelli vicepresidente della Camera). Una sorpresa inaspettata non solo nel titolo, «Acca Larentia, quel saluto non va punito», ma anche nella firma, quella di Luigi Manconi, ex Lotta Continua e compagno di Bianca Berlinguer, un personaggio che più lontano dalla galassia Fdi non si può. «Sono risolutamente contrario a qualunque forma di sanzione penale nei confronti di chi si eserciti nel saluto romano in quelle circostanze» scrive Manconi, dopo che il caso di Acca Larentia è finito anche al Parlamento Ue, con un dibattito chiesto dai Socialisti, il gruppo del Pd.
Manconi, invece, è contrario «a qualunque forma di sanzione penale. Proprio perché quel saluto assume la forma di un rituale funebre in omaggio a persone delle quali si condividono l’identità politica e i valori». Gongola Il Secolo d’Italia, quotidiano di area Fdi: «“Il saluto romano non va punito”. Luigi Manconi contraddice da sinistra le isterie antifasciste», riassumendo poi il curriculum di Manconi tutto tra rosso e verde: nel 1994, da indipendente, fu eletto senatore nelle liste dei Verdi. Nel 2005 si è iscrisse ai Democratici di Sinistra; è stato sottosegretario di Stato alla giustizia, nel secondo governo Prodi, dal 2006 al 2008. Nel 2013 è stato eletto senatore nelle liste del Partito Democratico in Sardegna. Ricordiamo, nel 2017, la sua iniziativa di uno sciopero della fame per l’approvazione della legge sullo Ius soli che non raggiunse il numero legale in Senato. «Per questo la sua opinione sul sui saluti romani è interessante e controcorrente rispetto al polverone e alla “mostrificazione” che è seguita immediatamente dopo il 7 gennaio» scrive il giornale diretto da Italo Bocchino, ex parlamentare An.
L’articolo di Manconi è relegato su Repubblica a pagina 27, troppo lontano dalla linea del quotidiano che da anni martella sul pericolo fascista in Italia. La tesi in effetti è diametralmente opposta a quelle che si sono lette sui saluti romani ad Acca Larentia.
Non un corteo politico ma una commemorazione, dove il saluto «è carente, dunque, di quella valenza istigativa o di quel rischio emulativo che ne giustifica la sanzione penale, nel rispetto dei principi di materialità e offensività delle norme incriminatrici».
Diversamente andrebbe valutato il saluto romano «quando sia collegato all’uso della violenza».
Manconi tira un altro siluro a sinistra quando ricorda che «la cerimonia di Acca Larentia si ripete da 45 anni. Rinnovando il lutto e la voglia di rivalsa. Non avviene altrettanto a sinistra. Con pochissime eccezioni le vittime della violenza neofascista sono state consegnate all’oblio». E questo è il risultato, scrive, «di una certa tendenza alla smemoratezza da parte della cultura e del senso comune di sinistra; resi fragili da una rovinosa crisi di identità».