Una discussione dai toni accesi, scaturita a quanto pare da reciproche accuse relative alla presunta cattiva gestione degli affari dell’autofficina in cui entrambi lavoravano, è sfociata in un terribile omicidio a Fizzonasco, frazione del comune di Pieve Emanuele nella città metropolitana di Milano.
L’episodio si è verificato intorno alle ore 10.30 di oggi, giovedì 18 gennaio, all’interno dell’officina di via Marino nella quale i protagonisti della vicenda, entrambi di origini marocchine, stavano lavorando. Completamente accecato dalla rabbia per via del loro furioso litigio, il più anziano dei due ha afferrato un cacciavite e colpito per due volte alla schiena il collega e coinquilino, ferendolo in modo serio.
Resosi conto della gravità della situazione, invece di chiedere immediatamente aiuto al 118, il 47enne ha caricato il ferito all’interno della sua auto e lo ha trasportato fino all’abitazione che i due condividevano al civico 62 di via Pavese a Rozzano (Milano). Visto che le condizioni del coinquilino continuavano a peggiorare, l’omicida si è deciso a fare qualcosa, uscendo di casa e raggiungendo la pizzeria che si trova dall’altro lato della strada. Qui ha chiesto aiuto al proprietario dell’esercizio commerciale, senza rivelare cosa fosse realmente accaduto, ma spiegando semplicemente che il suo collega di 32 anni era stato colto da un malore e aveva bisogno di urgenti cure.
Durante la telefonata al 118, tuttavia, il 47enne ha strappato il telefono dalle mani del gestore della pizzeria per confessare l’aggressione. “Venite, l’ho ucciso. Gli ho dato due cacciavitate“, ha rivelato l’uomo, come riferito da Milano Today. A quel punto ha deciso di attendere lì l’arrivo dei soccorsi e delle forze dell’ordine. I carabinieri della compagnia di Corsico hanno raggiunto via Pavese, facendo scattare le manette ai polsi del responsabile su indicazione del pubblico ministero di turno Silvia Bonardi: inizialmente il capo di imputazione era tentato omicidio. Il 32enne, prontamente assistito dal personale medico del 118, è stato trasferito d’urgenza all’ospedale Humanitas di Rozzano, dove tuttavia è spirato un’ora circa dopo il ricovero. Ecco perché l’accusa da cui dovrà ora difendersi il coinquilino è quella di omicidio.
Stando al racconto fornito dall’omicida agli inquirenti, la discussione sarebbe nata a causa delle accuse da lui rivolte al collega circa la pessima gestione dell’autofficina in cui lavoravano nei nove mesi in cui era stato assente per via di un viaggio in Marocco.