Ok, boomer». L’espressione, in voga soprattutto sui social, è in genere utilizzata per liquidare il bacchettonismo di certi adulti impacciati con la tecnologia. Quelli per cui lo smartphone è una sorta di ingovernabile cavallo pazzo. In pratica, il ritratto che emerge da un recente vademecum stilato da Magistratura democratica per i propri iscritti, messi alla prova dalle dinamiche dei gruppi di WhatsApp. Invitati ad aderire a una chat per le comunicazioni interne, alcuni giudici dem sarebbero andati infatti nel pallone e avrebbero utilizzato lo strumento in modo confusionario.
Da «boomer», insomma. Lo si evince da una nota pubblicata proprio sul sito di Md, nella quale si esortano gli iscritti a un utilizzo più consapevole della messaggistica. Partendo dall’abc. «Vivere una chat come strumento di confronto e non come narcisistica vetrina o frustrante sfogatoio è possibile», si legge nel comunicato. Attivato il 20 dicembre scorso, lo spazio virtuale era diventato in pochi giorni un fiume di messaggi – «circa duecento» – talvolta superflui.
Così i giudici progressisti sono stati richiamati dalla loro associazione a preservare «la dialettica, la condivisione, l’accettazione del punto di vista altrui, il silenzio finale». Nel suo spiegone anti-baraonda virtuale, il vademecum di Md raggiunge anche vette di involontario surrealismo. In un passaggio, ad esempio, si sottolinea che «l’utilizzo della Rete per invio di contenuti multimediali è uno dei fattori di moltiplicazione dell’impatto del digitale sulle emissioni di Co2» e che quindi «limitarne all’essenziale l’uso è un comportamento virtuoso per l’ambiente». Meno WhatsApp per salvare il Pianeta: un concetto che richiama quelli di inquinamento digitale e di giustizia climatica evocati spesso dagli eco-attivisti duri e puri di area progressista.
Ma questi sono pur sempre discorsi sui massimi sistemi; nel prontuario di Md ci sono invece raccomandazioni oltremodo didascaliche sull’uso delle comunicazioni online. «Il messaggio deve avere un reale contenuto informativo, pertinente la chat, di utilità/interesse per i partecipanti», si legge sul sito. Mentre vanno evitati interventi privi di reale consistenza quali «emoticon di faccini sorridenti, cuori e pollici alzati». Infine – tenersi forte, prego – «è inutile scambiare messaggi augurali» in chat. Se ne deduce che, visto il periodo natalizio appena trascorso, qualche toga avesse probabilmente esagerato coi vari «buone feste a te e famiglia». Viene poi ricordato che troppi messaggi sottraggono tempo a chi deve poi leggerseli. Ma questa è davvero la base: laddove non arrivassero le competenze informatiche, basterebbe peraltro il buon senso. Così, mentre il mondo parla dell’Intelligenza artificiale e dei suoi più delicati risvolti, fa effetto che Md sia ancora ferma ai rudimenti. Alla preistoria due punto zero.