Dietrofront sulle armi a Kiev: cos’ha deciso la Slovacchia

Dietrofront sulle armi a Kiev: cos'ha deciso la Slovacchia

Colpo di scena in Slovacchia. Il parlamento del Paese che a settembre ha eletto Robert Fico, il primo ministro filorusso scettico sul supporto a Kiev, ha appena approvato un emendamento ad una legge che permette al ministero della Difesa di dare il via libera all’esportazione di armi. Una misura che quindi, smentendo ogni previsione, permetterebbe ad imprese pubbliche e private la prosecuzione dell’assistenza militare all’Ucraina impegnata in guerra contro la Russia.

“Non manderemo un altro singolo proiettile” aveva promesso Fico in campagna elettorale. Ad aprile aveva dichiarato con convinzione agli ambasciatori europei, del Regno Unito e degli Stati Uniti che “le armi prolungano soltanto i conflitti militari che non hanno soluzioni militari e porteranno alla morte di centinaia di migliaia di persone”. Già però poche settimane dopo la sua elezione si erano cominciati ad intravedere i primi segnali di un possibile dietrofront. Tornato al potere per la quarta volta, il leader slovacco aveva infatti annunciato che “se alcune aziende vogliono produrre armi ed esportarle, di certo nessuno impedirà loro di farlo”.

Cosa ci sarebbe quindi dietro al ripensamento di un governo apparso spesso in sintonia con quello del premier ungherese Viktor Orban? Come spesso accade per vederci meglio basta seguire la pista dei soldi. Su questo fronte Politico riporta che il settore della difesa slovacca e gli oligarchi che finanziano lo Smer, il partito del primo ministro, hanno beneficiato enormemente dall’invasione russa dell’Ucraina. A fare la parte del leone sarebbe il produttore di armamenti ZVS Holding, una joint venture siglata tra l’azienda privata MSM Group, fondata dall’imprenditore ceco Jaroslav Strnad, e il DMD Group, controllato dal ministero della Difesa sotto la guida di Robert Kaliňák. I guadagni della ZVS Holding nei primi sette mesi del 2023 ammontano a 44 milioni di euro. Una crescita notevole se si considera che per l’intero 2022 i i ricavi si erano fermati a quota 40 milioni di euro.

Per Jaroslav Nad’, ex ministro della Difesa slovacco, gli oligarchi dell’industria bellica vicini allo Smer guadagnano molto vendendo i loro prodotti a Kiev ed “è sempre stato chiaro che avrebbero continuato” con i loro affari. “Quasi il 100% delle munizioni prodotte dalla ZVS Holding per i prossimi due o tre anni sono stati venduti all’Ucraina” aggiunge ancora Nad’.

L’opposizione slovacca accusa adesso il governo Fico e in particolare il responsabile della Difesa di conflitto di interessi accendendo l’attenzione sul ruolo per nulla neutrale che avrà quest’ultimo nel porre il veto alle esportazioni sulla base delle disposizioni appena approvate. Infatti nel 2019 Kaliňák – dopo le dimissioni dal dicastero degli Interni a seguito degli omicidi del giornalista d’inchiesta Ján Kuciak, che indagava sugli intrecci tra la politica e la criminalità, e la sua fidanzata Martina Kušnírová – ha fondato la Liwa Arms Slovakia dedita in gran parte alla vendita di armi e munizioni e il cui quartier generale risulta essere registrato allo stesso indirizzo dell’MSM Group e di altre imprese del businessman Strnad.

Grazie insomma al complesso intreccio tra interessi economici dalla discutibile regolarità e deep state l’elezione di Fico sembra dunque essersi dimostrata un boomerang perfetto per chi a Mosca si aspettava invece di aver trovato un nuovo alleato contro l’Ucraina.

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