Colpire la produzione bellica: cosa c’è dietro la nuova strategia russa in Ucraina

Colpire la produzione bellica: cosa c'è dietro la nuova strategia russa in Ucraina

Cambio di strategia per la Russia. Mosca prova a rompere lo stallo nel conflitto contro l’Ucraina spostando l’obiettivo dei suoi attacchi dai centri urbani e dagli impianti di produzione di energia elettrica alle fabbriche dove vengono prodotte le armi. I nuovi raid russi interesserebbero inoltre anche la rete logistica necessaria a garantire il trasferimento degli armamenti dalle fabbriche al fronte.

“Da un punto di vista militare colpire la popolazione non è per niente efficace. Tutto ciò che fai è cercare di fiaccare il morale del nemico”, spiega a Business Insider Fabian Hoffman, esperto di tecnologia missilistica all’università di Oslo, il quale ritiene che lo scorso inverno il Paese aggressore sia stato “stupido” a rivolgere la sua potenza di fuoco contro obietti civili. Infatti, nonostante gli ingenti danni e le vittime provocate, secondo i sondaggi la volontà degli ucraini di resistere e di combattere è rimasta immutata. Per Hoffman avrebbe invece fatto più danni “una campagna di bombardamenti contro strutture industriali e logistiche, oltre a target collocati al fronte”.

Il cambio di passo del Cremlino che preoccupa gli analisti è stato confermato questa settimana anche da Vadym Skibitskyi, rappresentante dell’intelligence militare ucraina, ma era stato già anticipato da un report emesso il 3 gennaio dal ministero della Difesa britannico in cui si sostiene che i raid contro obiettivi legati all’industria della difesa di Kiev sono un segnale della volontà russa di prepararsi ad una lunga guerra. Mosca non ha comunque fatto mistero dei suoi piani dichiarando di recente di aver colpito impianti dedicati alla produzione di munizioni e droni.

La nuova strategia di Vladmir Putin si inserisce in un contesto non favorevole all’esercito di Volodymyr Zelensky. Nel 2023 la controffensiva è fallita e la linea dei combattimenti è rimasta sostanzialmente immutata. Inoltre, si sono aggiunti dei fattori che mettono a rischio la capacità di resistenza del Paese aggredito. Negli Stati Uniti la fronda trumpiana all’interno del partito repubblicano ha impedito l’approvazione al Congresso di nuovi aiuti a Kiev e nella coalizione occidentale sembra subentrata una certa stanchezza per un conflitto cominciato quasi due anni fa. Per cercare di colmare il vuoto lasciato dagli Usa, pochi giorni fa il premier britannico Rishi Sunak ha annunciato la fornitura di 2,5 miliardi di sterline (circa 2,9 miliardi di euro) di aiuti militari aggiuntivi all’Ucraina nel corso del prossimo anno, un aumento rispetto a quanto stanziato nel 2022 e nel 2023. Tale impegno, seppur importante, potrebbe però non bastare di fronte alla prospettiva del ritorno alla Casa Bianca di Trump, sospettato di simpatie putiniane.

Per correre ai ripari e ridurre la dipendenza dall’estero l’Ucraina sta ampliando la sua produzione bellica nazionale e i risultati sarebbero già visibili. Secondo Olexandr Kamishin, il ministro delle Industrie strategiche, al momento sono 300mila gli ucraini impiegati in circa 500 aziende del settore. La produzione è triplicata nel 2023 ed è prevista raddoppiare nel 2024 e l’Institute for the Study of War afferma che Kiev produce ormai un quantitativo maggiore di armi rispetto al periodo precedente all’invasione russa. E a Mosca questi progressi non sono passati inosservati.

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