«Sei tu la mia unica sposa, sei tu il mio unico Amor», e basta leggere l’ultima parola al contrario per capire. Se c’è insomma un modo di essere romano e romanista, non c’è modo migliore che arrivare al terzo turno degli Australian Open mostrando il tatuaggio che ricorda la scritta che campeggiava sulla fascia di Capitan Futuro. Perché Flavio Cobolli, 21 anni, nato a Firenze per caso, avrebbe dovuto fare il calciatore della Roma. E alla fine della Roma gli è rimasto il ricordo indelebile di Daniele De Rossi.
Insomma: il quarto giorno del primo Slam dell’anno è stato quello di Melbourne Capitale, nel senso che il ribaltone di Trigoria che ha portato DDR sulla panchina che era di Mourinho, è arrivato fin là. Cobolli, uno a cui tutti prevedono un grande futuro, ha appena battuto il russo Kotov 7-6, 6-3, 5-7, 6-2 ed esprime la felicità per il suo nuovo record personale mostrando al mondo la sua fede incrollabile: «Ho voluto dedicare questa vittoria a De Rossi che è sempre stato il mio idolo, ed anche ad Edoardo Bove che è un mio grande amico». Bove che giocava con lui e Calafiori nei giovanissimi fino a 13 anni: «Solo che io ero un terzino che correva molto ma era altrettanto pauroso nei contrasti. Meglio il tennis, in pratica».
E dunque: per la Roma in difficoltà c’è almeno da esultare per lui, mentre per il tennis italiano c’è una nuova stella sulla quale scommettere, dietro il ciclone Sinner. Flavio, allenato dal padre Stefano, ex tennista, ha come manager Fabio Fognini e come idolo Novak Djokovic. E dopo un 2023 che lo ha catapultato nella Top 100 e alle Next Gen Finals, l’intenzione per il nuovo anno era fare ancora meglio. Ora è già salito al numero 75 virtuale, pronto ad affrontare l’australiano De Minaur – uno dei giocatori più caldi del circuito che ha strapazzato Arnaldi 6-3, 6-0, 6-3 – e con un posto sicuro nel tabellone del prossimi Masters 1000: «Faccio fatica ancora a crederci, non sapevo bene come esultare: l’arrivo di De Rossi mi ha messo un po’ in difficoltà, non sono riuscito ad esternare bene la mia gioia».
Intanto, mentre Djokovic passa il turno in 4 set complicati contro Popyrin (e litigando ancora con uno spettatore: «Vieni qui a dirmi le cose in faccia»), e con Musetti che va fuori in cinque contro Van Assche spegnendosi dopo il tie break vinto al terzo, c’è Jannik Sinner che viaggia spedito: triplo 6-2 a De Jong e idee molto chiare. «Sono contento, ha funzionato bene il rovescio e mi sento bene. La cosa più importante adesso sono i giorni in cui non si gioca: faccio tanta palestra anche se non si vede, vorrei avere un fisico alla Baywatch ma mi accontento del mio». Se la vedrà con il giovane argentino Baez, uno che ha il papà reduce dalle Falkland che lui ovviamente chiama Malvinas. Roba da battaglia, quindi.