Bohemian Rhapsody, ecco perché l’Oscar a Rami Malek per Freddie Mercury è controverso

Bohemian Rhapsody, ecco perché l'Oscar a Rami Malek per Freddie Mercury è controverso

Bohemian Rhapsody è la pellicola diretta da Dexter Fletcher che è dedicata alla biografia di Freddie Mercury, famosissimo e talentuoso frontman dei Queen. La pellicola, che va in onda stasera alle 21.20 su Rai 2, è stata candidata agli Oscar del 2019 per il Miglior Film e, pur non essendo riuscita ad ottenere la più importante tra le statuette della serata, si è comunque portata a casa quella al miglior montaggio e al miglior montaggio sonoro, oltre che l’Academy Award a Rami Malek come miglior attore protagonista. Questo nonostante il film sia stato preso di mira da una parte critica, sia per i molti errori storici dipinti su grande schermo, sia per la scelta di semplificare eccessivamente una vita tanto complicata come quella di Freddie Mercury.

Bohemian Rhapsody, la trama

Farrokh Bulsara (Rami Malek) ha una sola certezza nella vita: in un modo o nell’altro riuscirà a sfruttare il suo talento canoro e diventerà una grandissima star della musica internazionale, così famoso da sconfiggere persino la prova del tempo o lo scetticismo della sua famiglia, che non prende sul serio le sue ambizioni. Di origini parsi e cresciuto in una famiglia molto tradizionale, Farrokh decide di farsi avanti e presentarsi a Roger Taylor (Ben Hardy) e a Brian May (Gwilym Lee), due membri di una band che ha appena perso la loro voce solista. Il talento di Farrokh convince i due musicisti a farlo entrare subito nella band, a cui poco dopo si aggiunge John Deacon (Joseph Mazzello). I Queen sono all’alba della loro scalata al successo e mentre Farrokh – che ha cambiato legalmente il suo nome, diventando Freddie Mercury – si innamora di Mary Austin (Lucy Boyton), il discografico John Reid (Aidan Gillen) decide di puntare tutto su questa band il cui talento è indiscutibile. Ben presto il successo travolge la band, che si può permettere anche di cambiare casa discografica quando il loro pezzo Bohemian Rhapsody viene rifiutato. Tuttavia la fama e il rapporto tossico e morboso tra Freddie e il suo manager Paul Prenter (Allen Leech), rischiano di portare i Queen allo scioglimento.

Rami Malek meritava il premio Oscar?

Rami Malek è un attore che è riuscito ad attirare l’attenzione su di sé grazie alla serie televisiva Mr. robot, che lo ha consacrato al grande pubblico, dopo piccole parti – compreso un cameo in Una mamma per amica – che non gli avevano garantito una cassa di risonanza tale da farsi conoscere anche da un pubblico meno di nicchia. Proprio grazie alla serie tv, infatti, l’attore statunitense di origine egiziana riuscì ad ottenere il suo primo ruolo importante su grande schermo in Papillon, remake dell’omonimo film con Steve McQueen e Dustin Hoffman, in cui recitava al fianco di Charlie Hunnam che, come lui, si era fatto conoscere grazie a una serie tv, Sons of Anarchy. Questa prima grande prova istrionica, però, aveva messo in evidenza alcuni difetti della recitazione di Malek. Con il peso sulle spalle di dover ereditare il ruolo di Dustin Hoffman, l’attore non è riuscito a creare un’interpretazione credibile, retta soprattutto da un’espressività eccessiva, sopra le righe, che l’anno dopo riproporrà anche in Bohemian Rhapsody. Anche a causa di una protesi dentale che mostrava la sua artificiosità, Rami Malek ha portato sullo schermo un Freddie Mercury grottesco, falsato, di cui ha sì imitato alla perfezione i gesti, ma più come se ne stesse facendo la parodia o una versione macchiettistica. Un’interpretazione quella in Bohemian Rhapsody, quindi, che non meritava di ricevere il più alto riconoscimento in ambito cinematografico, proprio perché non era altro che una futile simulazione mal fatta. Il Telegraph, ad esempio, ha scritto che “la pessima imitazione di Freddie Mercury fatta da Rami Malek è la vittoria più imbarazzante degli ultimi anni”. Sebbene Rami Malek si sia impegnato a fondo nel ricalcare le movenze di Freddie Mercury e nel cercare di portare sul grande schermo anche il carisma del cantante dei Queen, la sua interpretazione è quasi uno “scimmiottare” il musicista, un cercare di nascondere sotto una copia-carbone l’incapacità di restituire il fascino e la personalità di un personaggio pubblico che non aveva solo talento nel canto, ma era capace anche di sedurre le masse.

Gli altri candidati

Quando si parla di chi ha meritato o meno la vittoria agli Oscar, è sempre interessante e importante studiare gli altri candidati della stessa categoria. Dire solo che Rami Malek non meritava il premio Oscar non ha molto senso, se non è contestualizzato nell’edizione di quell’anno degli Academy Award. Perché non si tratta solo di dire perché ha vinto – a Hollywood, si sa, i biopic sono sempre molto amati da critica e addetti ai lavori – ma anche, e soprattutto, contro chi ha vinto. Nel 2019, Rami Malek era nella stessa categoria, ad esempio, di Christian Bale che in Vice – L’uomo nell’ombra aveva offerto a Hollywood una delle sue tante trasformazioni, diventando davvero Dick Cheney, il politico dell’amministrazione Nixon. Come Rami Malek, anche Bale si è nascosto dietro protesi e trucco, anche lui ha dovuto imparare a muoversi come una persona reale: ma se si mettono le due performance a confronto, si nota come l’interpretazione di Bale sia pacata, studiata fino al dettaglio e, soprattutto, naturale, laddove quella di Malek mette subito in mostra l’artificio, la meccanica dietro la trasformazione, portando il pubblico a vedere sempre l’attore e mai il personaggio. Anche Viggo Mortensen fu candidato quell’anno per la sua trasformazione in un personaggio reale per il bel Green Book, in cui doveva interpretare Nick Vallelonga in un film commedia che raccontava una commovente storia vera – e che, infatti, ha vinto il premio al Miglior Film. Willem Dafoe era candidato per il suo ritratto di Van Gogh, nel film Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità e sebbene il film avesse numerosi problemi, l’interpretazione dell’attore fu indimenticabile. Nella rosa dei candidati, infine, c’era Bradley Cooper per A star is born e questa è forse l’unica nomination che era al pari di quella di Malek perché Cooper, pur molto bravo, di certo non aveva regalato un’interpretazione così di talento o inaspettata da meritare una nomination. Soprattutto se si tiene conto che tra i tanti esclusi alle candidature c’era il Ryan Gosling di First Man o Clint Eastwood per il bellissimo Il corriere. Attori, questi, che hanno offerto prove attoriali nettamente superiori a quella di Rami Malek e che, per le simpatie e antipatie interne di Hollywood, sono rimasti fuori, esclusi e sconfitti da un’interpretazione al limite dell’amatoriale.

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