Telefono, Google, autopsia: così si arriverà alla verità sulla morte di Giovanna Pedretti

Telefono, Google, autopsia: così si arriverà alla verità sulla morte di Giovanna Pedretti

Proseguono le indagini sulla morte, presumibilmente a seguito di suicidio, di Giovanna Pedretti, la ristoratrice finita al centro delle cronache per una recensione. Accusata di aver inventato il commento che l’ha portata alla ribalta della cronaca nazionale, quindi trasformata da eroina a millantatrice in poche ore, lei ai carabinieri ha confermato che quel post esiste e risale ad aprile 2023. Ora dovranno essere gli investigatori a far luce su questa vicenda, andando alla fonte della questione. Sono due i fascicoli aperti sul caso, uno per istigazione al suicidio, che si è conformato dopo la morte della donna, e uno per istigazione all’odio, esistente già prima del gesto estremo.

Il marito della donna ha confermato la versione di sua moglie ai carabinieri, sostenendo che quello screenshot sia presente in uno dei due telefoni della ristoratrice. L’analisi dei dispositivi è parte di quelle complesse indagini tecniche che dovranno portare alla soluzione del caso ma non sarà né facile, né immediato. Per capire se veramente quella recensione sia esistita e sia stata pubblicata, infatti, gli inquirenti hanno dovuto inviare una richiesta ufficiale di collaborazione a Google e servirà del tempo prima che da Mountain View arrivino dei riscontri sul caso. L’esistenza o meno di quel commento è funzionale alla soluzione del fascicolo aperto per istigazione all’odio: la donna ha dichiarato ai carabinieri di non essere in grado di fornire un identikit e di non essere in gradi di fornire maggiori informazioni per risalire a lui.

Questo corrobora potenzialmente la versione che mette in dubbio l’esistenza dello screenshot, del quale però esisterebbe la versione originale nel telefono nella donna. Intanto nelle prossime ore verrà eseguita l’autopsia, necessaria per acclarare le cause della morte. Sul suicidio non sembrano esserci dubbi negli inquirenti: la ristoratrice si sarebbe prima tagliata le vene nei pressi dell’auto e poi si sarebbe lasciata andare nel fiume Lambro, che l’ha uccisa. La donna era in cura da anni con il medico di famiglia e assumeva anche ansiolitici che la aiutavano a dormire. La morte per suicidio del fratello l’aveva profondamente segnata ma sembrava essere in grado di gestire la situazione, almeno fino a quando non è sopraggiunto il caso della recensione. I carabinieri stanno anche analizzando i messaggi che sono giunti sul telefono della donna negli ultimi giorni, quelli presenti sui social e le chiamate ricevute, per verificare che possa esserci stato qualche elemento che più di altri ha contribuito alla sua decisione.

fascicoli sono contro ignori e difficilmente vedranno l’iscrizione di qualcuno nel breve periodo.

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