Si tratta di una condizione rara e colpisce prevalentemente i soggetti di età compresa fra i 15 e i 45 anni, anche se non mancano casi pediatrici e nella terza età. Stiamo parlando della sindrome di Behçet, una complessa malattia autoimmune caratterizzata da vasculite cronica, ovvero da un’infiammazione dei vasi sanguigni di qualsiasi parte del corpo. La sintomatologia è ampia e spesso è confusa con quella di altre problematiche. La diagnosi risulta pertanto difficile e non immediata.
La patologia fu scoperta nel 1937 dal dermatologo turco Hulusi Behçet che osservò in diversi pazienti tre manifestazioni ricorrenti: uveite (ossia un’infiammazione oculare), piaghe genitali e ulcere orali. Con il tempo si è poi compreso che questi sono i sintomi più caratteristici della sindrome. Ma qual è l’eziologia della stessa ed esistono dei trattamenti efficaci? Scopriamolo insieme.
Le cause della sindrome di Behçet
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Abbiamo già detto che la sindrome di Behçet ha un origine autoimmune. Ciò significa che il sistema immunitario, riconoscendo come estranee le cellule dei vasi sanguigni, le attacca e le distrugge. Nonostante gli enormi passi avanti compiuti dalla ricerca, l’eziologia rimane sconosciuta. Tuttavia la scienza ritiene che l’insorgenza della malattia sia influenzata da due elementi:
- Predisposizione genetica: in circa il 72% dei casi la sindrome è associata agli antigeni HLA-B51 e HLA-B57. Tale corrispondenza è stata individuata in particolar modo negli individui originari del bacino del Mediterraneo e dell’Estremo Oriente.
- Fattori ambientali: si pensi, ad esempio, al fumo di sigaretta e all’esposizione prolungata alle sostanze chimiche che può danneggiare la struttura del DNA.
I sintomi della sindrome di Behçet
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Uno dei sintomi più frequenti della sindrome di Behçet è l’uveite, ovvero l’infiammazione dello strato vascolare dell’occhio che si manifesta con visione offuscata, dolore, arrossamento e percezione di punti che si muovono nel campo visivo. Nei casi gravi può verificarsi una perdita permanente della vista. Il 97% dei pazienti sviluppa ulcere orali a livello di lingua, labbra e gengive. Simili alle afte, esse sono molto più numerose e dolorose.
Le ulcere colpiscono altresì i genitali, più precisamente lo scroto negli uomini, la vulva, la vagina e il collo dell’utero nelle donne. Nonostante non siano contagione, tali ulcerazioni sono oltremodo fastidiose, lasciano cicatrici e possono rendere disagevoli i rapporti sessuali. Non dimentichiamo, poi, le lesioni cutanee ricorrenti come papule, pustole ed eritemi nodosi.
Questa, dunque, è la sintomatologia tipica della sindrome di Behçet, ma essendo la patologia multisistemica, può dar luogo ad altre manifestazioni la cui gravità varia da soggetto a soggetto:
- Disturbi gastrointestinali
- Infiammazione delle articolazioni
- Trombosi venosa profonda
- Infiammazione del sistema nervoso
- Stanchezza intensa
- Aneurismi.
La diagnosi e la terapia della sindrome di Behçet
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Diagnosticare la sindrome di Behçet, come già detto, non è semplice perché i sintomi spesso si confondono con quelli di altre malattie. Sono quindi necessari numerosi esami: analisi del sangue e delle urine, biopsia della pelle, risonanza magnetica, ricerca dell’antigene HLA-B51, patergy test.
Secondo le linee guida si può parlare di sindrome di Behçet se negli ultimi 12 mesi si sono verificati almeno tre episodi di ulcere orali associati a due dei seguenti disturbi: uveite, lesioni cutanee, ulcere genitali e ipersensibilità cutanea.
Non esiste una cura definitiva. Il trattamento ha esclusivamente lo scopo di controllare i sintomi e, a seconda del quadro clinico del singolo individuo, prevede la somministrazione di cortisonici, immunosoppressori, antinfiammatori non steroidei, colchicina e antagonisti del fattore di necrosi tumorale.
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