Quale futuro per le criptovalute?

Quale futuro per le criptovalute?

Sarà l’anno della consacrazione delle criptovalute? Sentiamo come la pensa Daniele Bernardi, uno dei massimi esperti in Italia in questo campo, autore di diversi libri, tra i quali “Investire in Crypto Assets consapevolmente” e “Investire in Crypto Currencies professionalmente”, nonché Ceo di Diaman Partners, una fintech management company che utilizza la tecnologia digitale per gestire processi di investimento.

Le criptovalute fanno bene all’economia? Oltre alla loro natura deflattiva hanno altre “qualità”?

“Premesso che a me il termine criptovalute non mi è mai piaciuto, perché per me Bitcoin e Altcoin rappresentano molto di più di una banale valuta per acquistare beni e servizi, i digital assets, come preferisco chiamarli, sono una tecnologia “permissionless”, ovvero si stanno imponendo come nuovo sistema economico e tecnologico senza aver chiesto il permesso a nessuno. Un po’ come ha fatto Whatsapp per la messaggistica: i fondatori non hanno chiesto il permesso a Vodafone o TIM di sostituirsi al ghiotto mercato degli SMS, lo hanno fatto e basta, apportando un grosso beneficio agli utenti e di conseguenza una riduzione dei margini alle compagnie telefoniche. Per fare un esempio concreto, il mercato delle rimesse, ovvero gli immigrati che mandano i soldi ai loro cari all’estero, era un mercato che imponeva percentuali di costo per il trasferimento spesso superiore al 6%; con una stablecoin come USDT oggi io posso mandare dollari in ogni parte del mondo con un costo frazionale quasi nullo, o comunque di pochi centesimi; le banche non ne sono contente, perché vedono ridurre i margini, ma gli utenti ovviamente sì. E questo è solo un esempio dei vantaggi di usare i digital assets, ce ne sono tantissimi altri”.

Nel sistema sono migliaia. In questo mare magnum, quali di fatto evitare e perché?

“Su Coinmarketcap, un sito di informazione molto completo del settore, attualmente sono censite circa 9000 crypto ad oggi, ma moltissime sono fallite negli ultimi due crypto winter, ovvero nei periodi ciclici di calo di prezzo e conseguentemente di interesse delle crypto. Non posso dare consigli di investimento, ma direi che un investitore non specializzato dovrebbe concentrarsi al massimo sulle prime 10, che rappresentano i progetti più grandi e seri nel mercato”.

È noto che sono energivore…ma potranno prima o poi ottenere il bollino ESG? Se sì, come?

“Su questo tema vorrei sfatare un mito, perché la disinformazione spesso porta a giudizi frettolosi ed errati. Innanzitutto, moltissimi Digital Assets sono proof of stake, come Ethereum, e praticamente il costo di energia per mantenere la blockchain attiva e funzionante è realmente basso, direi addirittura minore di una banca singola di medie dimensioni. Per quanto riguarda il Bitcoin è vero che viene consumata una quantità di energia enorme per mantenere la blockchain e le transazioni sicure, ma questa energia in gran parte viene da fonti rinnovabili, perché la competizione dei cosiddetti “Miners” porta quest’ultimi a massimizzare il delta tra costo dell’energia consumata e Bitcoin incassati, per cui l’energia a minor costo è quella derivante dall’energia solare, eolica o idroelettrica. Vorrei sottolineare che il Bitcoin in realtà è equiparabile ad energia digitale, perché io posso trasformare l’energia spesa per minarlo in valore, quindi in denaro, attività che finora era riservata alle grandi multinazionali di energia, quindi anche in questo caso il Bitcoin sta democratizzando l’accesso al valore. Inoltre gli ultimi dati dimostrano che l’industria del Bitcoin è stata quella con un tasso di conversione in energia da fonti sostenibili più rapido di tutti gli altri settori economici, con oltre il 50% dell’intera industria convertita alle rinnovabili in soli due anni. Per fare un esempio, i climatizzatori d’aria che noi usiamo per raffrescarci d’estate, producono decine di volte più Co2 rispetto ai miners di Bitcoin”.

Si legge che le banche centrali stiano ipotizzando valute digitali (euro, dollari, etc…), come mai?

“Le banche centrali temono il Bitcoin e visto che è impossibile fermarlo, stanno cercando di trovare una soluzione alternativa, ma dubito che la troveranno, perché se lo faranno per controllare maggiormente le persone, faranno altro che spingere ancora più persone verso, i massimalisti anarchici del Bitcoin, se lo faranno libero e anonimo, uccideranno le banche, che sono le entità che devono maggiormente proteggere. Sarà interessante vedere cosa accadrà, per ora io non vedo facili vie di uscita per le Banche centrali”.

Possiamo dire che le criptovalute disintermediano le banche, i consulenti finanziari o, al contrario, creano altre figure. Nel caso affermativo quali?

“Non credo che i Digital Assets uccideranno le banche, saranno una valida alternativa per alcuni servizi, ma la maggior parte delle persone non sono e non saranno mai in grado di custodire da soli i propri assets, quindi le banche dovranno evolvere i loro servizi, e se ci fate caso negli Stati Uniti, che sono tipicamente più avanti e smart delle banche europee, questo sta già avvenendo, le principali banche offrono già servizi legati ai digital assets. Viceversa per i consulenti finanziari sarà necessaria una maggior preparazione, perché è un asset nuovo con molte opportunità e anche molte insidie, quindi la formazione sarà un elemento fondamentale per chi vorrà prosperare nei prossimi anni nel settore della consulenza finanziaria”.

In Italia come e dove investire in maniera sicura?

“In Italia per ora gli strumenti di investimento su questa asset class non sono ancora non ammessi, basta pensare che un ETP dei più noti emittenti può essere acquistato sulla borsa tedesca, su quella olandese, su quella francese ma non su quella italiana, pur appartenendo questa stessa allo stesso gruppo aziendale delle precedenti. È una limitazione che ha poco senso, perché con la digitalizzazione e l’online banking gli investitori possono comprare questi strumenti sulle borse citate senza problemi, quindi questa limitazione sta semplicemente togliendo una fetta di mercato alla borsa italiana. Non posso suggerire un particolare strumento finanziario, seppur ci sono degli ottimi fondi alternativi a riguardo, ma sicuramente posso allertare gli investitori da stare molto lontani da prodotti come CFD (Contract for Difference), opzioni future che alcuni intermediari propongono e che questi si, dovrebbero essere proibiti dalle autorità.

Credi che la ciclicità del Bitcoin continuerà ancora?

“È una domanda difficile, perché i mercati sono spesso irrazionali e soprattutto quelli azionari fanno spesso il contrario di quello che ci si aspetta, tuttavia nel caso del Bitcoin la sua ciclicità è scandita dall’halving ogni quattro anni circa, e questo dimezzamento della remunerazione ai miners crea uno shock tra domanda ed offerta che inevitabilmente si ripercuote sui prezzi. Quindi reputo molto probabile che, seppur con una forma e rendimenti diversi, i cicli del bitcoin rimarranno a lungo, anche se con variazioni meno esagerate dei precedenti cicli”.

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