È un destino, una costante: quando c’è una barca che affonda, Carola Rackete ci sale sopra da protagonista. L’ex capitana della Sea Watch 3 si candiderà alle prossime elezioni europee con il partito di sinistra tedesco Die Linke. E lo farà nel momento più difficile e disastrato per la formazione ultra radicale di Berlino, attraversata da spaccature interne e segnata dalla recente fuoriuscita di Sahra Wagenknecht, esponente di primo piano che ora ha lanciato un nuovo partito già ben piazzato nei sondaggi. La 35enne attivista invece tenterà l’approdo al Parlamento europeo cavalcando i temi cari all’estrema sinistra climatista e pro-migranti.
Annunciando la sua ufficiale discesa in campo, poi, Rackete ha anche esposto un’altra ragione fondamentale del proprio impegno politico: la lotta al fascismo. “Sento di non avere altra scelta che impegnarmi nella politica. È il momento giusto“, ha dichiarato al Guardian l’attivista, richiamando poi i capisaldi della propria candidatura: “Vogliamo che coloro che sono a favore dei diritti umani e della giustizia climatica siano in maggioranza, o lasceremo la decisione alla destra e ai fascisti? È una domanda abbastanza semplice che dobbiamo farci“. Nei mesi scorsi, quando ancora non aveva sciolto le riserve sulla propria discesa in campo, Rackete aveva avanzato anche proposte più concrete ma altrettanto radicali. Anzi, a nostro avviso da incubo.
Tra queste, l’idea di “socializzare” le grandi compagnie di petrolio, gas e carbone, per rastrellarne i profitti e utilizzarli per finanziare la transizione ecologica. A fronte di certe posizioni espresse dall’ex capitana della Sea Watch, persino i compagni della sinistra tedesca erano rimasti spiazzati. A seguito di una conferenza stampa tenuta dall’attivista, qualcuno aveva parlato di “posizioni difficilmente compatibili con il programma della Linke“. E pure Tagesspiegel Klaus Ernst, parlamentare della Linke nonché presidente del medesimo movimento dal 2010 al 2012, aveva bocciato la possibile candidatura di Carola. “Dimostra ulteriormente l’ottusità della leadership politica“, sbottò.
Ma alla fine Rackete ha portato avanti le proprie ambizioni politiche e il suo nome sarà nelle liste elettorali sottoposte ai tedeschi. Per volontà del partito, in ogni caso, Rackete rimarrà indipendente e questo – sostengono – “dà più influenza per raggiungere un pubblico diverso“. Intanto però la Linke perde i pezzi e le ironie sull’ex capitana che tenta il “salvataggio” si sprecano. Lei però respinge questa narrazione: “Quando si sono avvicinati a me era abbastanza chiaro che il partito si sarebbe diviso. Vedo questa come un’opportunità per impostarlo su un percorso nuovo e chiaro, attirare nuovi membri, abbandonare definitivamente la retorica nazionalista e trasformarlo in un solido luogo di organizzazione per la sinistra progressista. Mi piace l’immagine della fenice che risorge dalle ceneri“.
Non si è ancora misurata con gli elettori e con il consenso, ma Rackete sogna giù un partito a propria immagine e somiglianza.