Franceschini, Renzi e il ritorno di Gentiloni. Le trame del terzetto centrista turbano Elly

Franceschini, Renzi e il ritorno di Gentiloni. Le trame del terzetto centrista turbano Elly

«La cena tra Dario Franceschini (nel tondo in basso) e Matteo Renzi? Che novità! È un appuntamento fisso. Dario e Matteo vanno a cena almeno una volta al mese. Si vedono, parlano al telefono, giocano di sponda sui giornali, concordano le strategie. Forse Elly è l’unica a non saperlo». Un ex ministro Pd, oggi agguerrito leader della minoranza interna, consegna al Giornale, mentre attende in Transatlantico la ripresa dei lavori d’Aula fissata alle 15, la propria versione sul rinnovato feeling tra il leader di Italia Viva e l’ex ministro della Cultura. Il convitato di pietra alle cene è Paolo Gentiloni (tondo a destra) che da Bruxelles appoggia e sostiene la coppia.

Franceschini è pronto a mollare Schlein? «Oggi ha un giudizio molto critico, non è più schiacciato sulla linea di Elly ma ancora lì sta» – continua l’ex ministro Dem. Il colloquio, che dura pochi minuti, è utile però a inquadrare le manovre in corso al Nazareno. Qualcuno l’ha già ribattezzata la «l’operazione Ellystaiserena». Franceschini e Renzi furono nel 2013 i due artefici della defenestrazione dell’allora capo del governo da Palazzo Chigi. C’è un secondo indizio che conferma la trattativa nel Palazzo: l’annuncio di Paolo Gentiloni di non candidarsi alle Europee e di ritornare in Italia, dal mese di giugno, a fare politica attiva. Scelta che sta rendendo tormentate le notti di Schelin.

I tre ex Popolari (Renzi, Franceschini e Gentiloni) stanno preparando il golpe contro la segretaria? Per il commissario Ue agli Affari economici si parla di un possibile ruolo da federatore o padre nobile del campo largo. Ma Gentiloni vuole la poltrona di segretario del Pd. Con un limite: tutte le ambizioni sono rinviate a dopo le Europee. C’è da attendere un doppio appuntamento elettorale prima di chiedere la testa di Schlein. Le comunali di Firenze e il voto per il Parlamento europeo. Qui entra in gioco il rottamatore che può essere decisivo con la sua Italia Viva per la sconfitta del Pd a Firenze. Se Renzi conferma il no alla candidata della segretaria allora il rischio debacle non è poi così impossibile.

Alle Europee Schlein si gioca tutto. E per tale ragione vuole metterci la faccia. Vita o morte. I malumori nel partito aumentano. Le «amazzoni» si lanciano tra le braccia di Gentiloni e Franceschini per mettere agli atti il dissenso contro Schlein. Il trio Gentiloni-Renzi-Franceschini starebbe preparando una manovra più ambiziosa: il rovesciamento del governo Meloni con una «renzata». Qualche sospetto esiste.

Eccolo il primo. L’avvertimento di Giorgia Meloni in conferenza stampa il 4 gennaio scorso: «Qualcuno ha pensato di poter dare le carte, penso che non debbano esserci questi condizionamenti. L’ho visto accadere, vedo degli attacchi ma non sono una persona che si spaventa facilmente. Credo lo stiano capendo in tanti. Penso che sia cento volte meglio andare a casa. Hanno a che fare con la persona sbagliata. Ci sono persone che pensano di poter indirizzare le scelte.

Ma le scelte, se io faccio il presidente del Consiglio, le faccio io» – disse Meloni che sente puzza giochetti di Palazzo. Il messaggio ha più destinatari. C’è anche un altro indizio: Mario Draghi da settimane si nota per i suoi impegni pubblici. Ai tre si aggiungerebbe anche Draghi? C’è però un ostacolo insormontabile. Al momento nella maggioranza di centrodestra, al netto delle tensioni sulle regionali, non si è aperto alcun varco in cui infilarsi.

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