“Escort introvabili”. La lotta al patriarcato si ferma a Davos

"Escort introvabili". La lotta al patriarcato si ferma a Davos

La lotta al cosiddetto patriarcato s’è fermata a Davos. Non che al prestigioso World economic forum venga trascurato il tema dei diritti delle donne: non sia mai. Sull’argomento, infatti, sono previsti incontri e tavole rotonde. Poi però la realtà supera sempre le teorie, talvolta con risvolti quasi grotteschi. Secondo quanto riportato da alcune testate elvetiche, nei giorni del prestigioso meeting coi protagonisti dell’alta finanza sarebbe impossibile trovare un’accompagnatrice – dicasi anche escort – in tutta la Svizzera. Le piattaforme che forniscono quel tipo di servizi sarebbero letteralmente in tilt da giorni e gli unici a beneficiare delle prestazioni richieste sarebbero dunque i clienti che le avevano prenotate con largo anticipo.

Nulla di cui stupirsi o indignarsi: inutile fare i puritani o quelli che cadono dal pero. In fondo, anche quello delle accompagnatrici di lusso è pur sempre un “asset economico” di tutto riguardo, visto il giro d’affari generato in tutto il mondo. A quanto si apprende, la materia non sarebbe dunque sfuggita ad alcuni dei frequentatori della località svizzera durante i giorni dell’economic forum. Sempre secondo i giornali svizzeri, la tariffa base per ingaggiare una escort (o un escort) nei giorni del meeting si aggira intorno ai 2mila franchi (2100 euro) per 12 ore. Ma si può arrivare a quattro volte tanto, a seconda del servizio richiesto.

Normalmente l’offerta include l’accompagnamento a una cena o a una festa, alla quali poi si possono aggiungere successive prestazioni a luci rosse. Stando a quanto riferisce la responsabile di un’agenzia, le ragazze parlano di esperienze positive, di clienti educati ma “più esigenti rispetto alla nostra normale clientela. Le donne con un fisico da modella e un look al top sono particolarmente richieste“. Anche qui, scandalizzarsi sarebbe da ipocriti o peggio da falsi moralisti: secondo le regole del mercato, l’offerta si concentra e di alza, laddove cresce la domanda. La vera ipocrisia sta piuttosto nel fatto che anche a Davos non manchino impegnatissime tavole rotonde e discussioni sul patriarcato, le quote rosa, la parità di genere. Tutti temi accompagnati spesso da un approccio ideologico.

Proprio nelle scorse ore, ad esempio, nell’ambito del forum si è tenuta una conferenza intitolata “L’economia della parità di genere“. Sul sito dell’evento, inoltre, vengono menzionati gli “acceleratori della parità di genere” e viene ricordato che, secondo il Gender Gap Report 2022 , “ci vorranno 151 anni per colmare il divario economico di genere“. Gli acceleratori di parità di genere – si legge ancora – “sono piattaforme nazionali di collaborazione pubblico-privato che cercano di colmare i divari di genere nella partecipazione alla forza lavoro, nei salari e nella leadership; e la parità di genere radicata nel futuro del lavoro“. Tutti discorsi interessanti e degni d’attenzione, per carità. Intanto, però, la realtà irrompe nel pantheon dell’alta finanza.

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