Lo storico logo circolare di Mediobanca e un nome, «Premier», che alla pronuncia lascia in bocca il sapore del lusso. Dopo 15 anni CheBanca! sveste gli abiti gialli con cui aveva sfidato il Conto Arancio dell’olandese Ing e, come previsto dall’ultimo piano industriale, punta a gestire i risparmi delle famiglie italiane. Soprattutto di quelle che hanno un reddito medio-alto e portafogli fino a 5 milioni di euro. Inclusi, quindi, professionisti e imprenditori. In sostanza, appena un gradino sotto il private banking che resta invece di appannaggio della casa madre di Piazzetta Cuccia.
Il calcio d’inizio è stato dato ieri dall’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel (nella foto), a conferma di quanto il wealth management sia centrale nel piano industriale al 2026: sull’obiettivo di 115 miliardi di masse totali per la divisione, è previsto che 50 siano drenate da Mediobanca Premier. «È un progetto con caratteristiche uniche in Italia poiché beneficia dell’expertise del gruppo nel corporate & investment banking oltre che del radicamento nei valori di eccellenza e specializzazione che caratterizzano da sempre il dna di Mediobanca», ha sottolineato Nagel. Il progetto vuole infatti fare leva sugli storici rapporti della creatura di Enrico Cuccia con il tessuto imprenditoriale per spingere Premier a «diventare leader nella fascia medio-alta del mercato» con un diversificato bouquet di prodotti. Il tutto grazie una rete che oggi conta di 1.100 persone, tra banker e consulenti finanziari, ma che si vuole far arrivare a 1.350. In parallelo le masse totali dovrebbero arrampicarsi da 39 a 50 miliardi e l’utile netto quasi raddoppiare dagli attuali 65 milioni. Insomma, potrà essere un soggetto «aggregatore» se si presentassero opportunità. Di certo, la materia prima per crescere non manca, visti i miliardi che gli italiani lasciano a dormire sul conto corrente.