Centosessantaquattro euro al mese: è questa la cifra di uno dei tanti canoni mensile che il Partito Democratico non paga ad Ater. Per i dem, poco più di 150 euro al mese di affitto sembrerebbero troppi, ma 172 euro a notte per una camera nel resort di Gubbio, dove si riuniranno domani e dopodomani, no.
Dopo la denuncia della morosità nelle 19 su 21 sedi a Roma del Pd, Il Giornale è infatti entrato in possesso dei documenti relativi al biennio 2021-2023 e ai relativi canoni mai pagati. Il debito totale di questi ultimi due anni, da parte del Pd nei confronti di Ater, ammonta a 227mila euro. A questo va aggiunto il pregresso, come si legge infatti nell’ultima transazione tra Ater e Pd del 25 gennaio 2021, che a quella data era di circa 413 mila euro. La cosa curiosa è che i canoni di affitto, peraltro già diminuiti del 40-60% dopo che Ater ha concesso l’agevolazione chiesta dal Pd sulle tariffe di locazione, sono decisamente bassi.
Si va dai 165 euro, appunto, per il locale in via dell’Archeologia e per quello in Via Grotta Gregna, 192 euro per quello in via Brugnaro, 277 euro al mese per la sede in via Giuseppe Chiudenda; 500 euro invece per le sedi di via Appia Nuova e Via Corinaldo, un po’ meno per il locale di via della Aurelia con 358 euro ma che vede un debito di 12 mila euro. Si sale poi con 745 euro in via Giovanni Michelotti. I canoni più alti sono invece quelli di via La Spezia, con 938 euro e un debito in due anni di 31 mila euro per arrivare al massimo di mille euro per la sede in Via Lorenzo Ghiberti.
A rispondere alla nostra denuncia è stato Enzo Foschi, segretario del Pd Romano che ha affermato – seppur senza citarci personalmente – «quanto siano prive di fondamento le notizie uscite su un quotidiano nazionale» e si è giustificato dichiarando che il debito complessivo è «quasi totalmente imputabile al periodo Covid in cui alla Federazione (del Pd ndr) non fu consentita la sospensione dei canoni di locazione». In realtà, la storia sembrerebbe diversa e a dirlo sono le carte. Il Giornale è infatti entrato in possesso anche dello storico delle sedi romane e delle transazioni che sono state fatte tra Ater e il partito. Da quanto risulta dai documenti la morosità inizia nel lontano 2008 e la prima transazione è datata 21 giugno 2017. «È emerso che il Pd nelle sue varie articolazioni territoriali detiene a vario titolo – in alcuni casi in virtù di formale contratto di locazione sottoscritto con l’azienda, in altri casi in assenza di un valido titolo legittimante la detenzione stessa di alcuni locali extraresidenziali» scrive Ater.
Quindi, per ben 9 anni, non solo il Pd non ha pagato l’affitto ma ha addirittura occupato immobili di proprietà pubblica. Ma c’è di più: «Sebbene obbligati (i dem) hanno omesso di versare all’azienda quanto dovuto». Come detto, questo atto – firmato sia da Ater che dal Pd – risale al 2017, prima del Covid citato da Foschi e indica un debito di 442mila euro a quella data. È in quell’occasione che i dem hanno chiesto e ottenuto una rateizzazione: la somma da restituire infatti viene divisa in 84 rate mensili con una prima tranche di circa 40mila euro da pagare subito. «Il mancato pagamento comporta la risoluzione del presente accordo», si legge ancora nell’atto della transazione. Accordo però che non viene sciolto nonostante i dem, dopo il primo pagamento, continuano a risultare morosi.
La seconda transazione, di cui Il Giornale è in possesso, è datata 25 gennaio 2021: il debito ammonta a poco meno di 413mila euro. Una cifra che nuovamente i dem chiedono di pagare a rate: 240 rate mensili per estinguere il debito con Ater. Ad oggi il Pd – dicono fonti interne – sembrerebbe pagare lentamente i debiti arretrati, ma dell’affitto non se ne parla: ben 19 sedi su 21 sono morose da 15 anni e continuano ad esserlo nel silenzio dei vertici.