Niente da fare, la legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito non è passata nel Consiglio regionale del Veneto. Il consiglio ha rinviato la discussione in commissione, con 38 voti favorevoli e 13 assenti, del progetto di legge. Il progetto diventerà “ordinario” e, proprio per questo motivo, non avrà i tempi contingentati, previsti dallo Statuto regionale per le proposte di iniziativa popolare. Il governatore Luca Zaia rassicura: “Non cambia nulla per malati terminali, la procedura fine vita è già possibile”. Se non verrà affrontata in questi mesi la proposta di legge sarà posta all’ordine del giorno nella prossima legislatura.
Il testo di legge era stato accompagnato da 9.062 firme raccolte, su iniziativa dell’Associazione “Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica”. L’obiettivo era definire una cornice normativa per disciplinare nei minimi dettagli le modalità di accesso alla morte medicalmente assistita, facendo uscire l’aiuto al suicidio dalle ipotesi di reato. Cinque gli articoli in cui si articolava la proposta: 1) Condizioni d’accesso all’assistenza sanitaria, chiarendo che la Regione garantisce l’accesso alle procedure di suicidio medicalmente assistito alle condizioni stabilite dalla normativa nazionale; 2) Assistenza sanitaria in ogni fase del percorso di suicidio medicalmente assistito su richiesta della persona malata, con l’istituzione di una commissione medica multidisciplinare presso le aziende sanitarie pubbliche deputata a effettuare le verifiche mediche; 3) Tempi per l’erogazione delle verifiche sulle condizioni e modalità di cui alla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019 per l’assistenza al suicidio medicalmente assistito; 4) Gratuità della prestazione; 5) Clausola di invarianza, che stabilisce che non è necessaria una speciale copertura per la legge proposta giacché essa riguarda prestazioni sanitarie che la Regione è già tenuta a garantire.
Il presidente della Regione, Luca Zaia dopo la relazione del presidente della Quinta commissione, Sonia Brescacin, ha preso la parola parlando di ”un’operazione verità dopo tante inesattezze che ho sentito: il Consiglio regionale non autorizza nulla, per il semplice fatto che il percorso sul fine vita è già stato definito dalla sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale, che ha garantito il suicidio medicalmente assistito in presenza di quattro requisiti: una patologia irreversibile; una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale; una patologia che crea sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili; una persona che sia in grado di esprimere un consenso libero e consapevole. Trovo quindi inaccettabile la tesi secondo la quale oggi il Consiglio regionale autorizza il suicidio medicalmente assistito: non corrisponde a verità”.
In seguito è intervenuto l’assessore regionale alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, che ha tenuto a precisare che, vista la delicatezza del tema in esame, intendeva entrare in punta di piedi ”su un argomento così delicato che deve avere come priorità la tutela delle persone malate, fragili”. Ha poi sottolineato come ”il Veneto ha avuto, da sempre, un’attenzione molto forte sul fronte delle cure palliative, anticipando la disciplina nazionale e investendo molte risorse. In materia, siamo la prima Regione per servizi garantiti, anche se sono consapevole che si può fare di più. Abbiamo messo in campo tutte le procedure previste: l’accreditamento, il rafforzamento della rete e del coordinamento delle cure palliative, la commissione regionale chiamata ad esprimersi. È in previsione l’aumento dei posti negli Hospice e il potenziamento delle cure domiciliari, la creazione di una Unità domiciliare per le cure palliative, minimo una ogni Distretto sociosanitario. Verranno uniformate tutte le procedure funzionali a prendere in carico le persone fragili. E ribadisco la necessità di un intervento normativo a livello nazionale che disciplini il ruolo dei caregiver”. L’assessore ha infine fatto chiarezza in ordine al numero delle richieste di suicidio medicalmente assistito depositate nelle diverse strutture sanitarie fino ad oggi: ”Complessivamente sono state sei e, a tutte le persone che hanno avanzato domanda, sono state proposte le cure palliative”.
“Sono sollevata e fiera che la cultura della vita abbia prevalso sulla cultura dello scarto”, ha commentato Maddalena Morgante, responsabile nazionale del dipartimento Famiglia e Valori non negoziabili di Fratelli d’Italia. Il suo partito ha votato convintamente contro la “pdl di iniziativa popolare sul suicidio assistito elaborata dall’associazione Coscioni che è stata per fortuna bocciata. Noi continueremo a lavorare per eliminare la sofferenza, non la persona che soffre. Questo voto è la testimonianza che le battaglie di civiltà vanno sempre combattute”.
“Per un voto – scrive su X Marco Cappato – il Consiglio regionale del Veneto non ha approvato la nostra legge per avere procedure certe di risposta alle richieste di ‘aiuto al suicidio’. È stata persa un’occasione, ma quel diritto rimane in vigore e continueremo a batterci con ass_coscioni per l’attuazione”.
“Sono molto contento che in Veneto sia stata bloccata una scorciatoia verso l’eutanasia”, dichiara il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri. “Come aveva detto il Coordinatore regionale di Forza Italia Tosi non era una materia che doveva essere affrontata a quel livello. Difendiamo la vita in tutte le sue fasi”.
Grande soddisfazione invece da Pro Vita & Famiglia onlus. “Esprimiamo soddisfazione per lo stop al progetto di legge sul suicidio assistito nella Regione Veneto, con il rinvio in Commissione a seguito della bocciatura dei primi due articoli che obbligavano tutte le strutture sanitarie regionali ad assecondare le intenzioni suicidarie dei cittadini”, dichiara il portavoce Jacopo Coghe. “È molto positivo – aggiunge – che nel centrodestra sia emersa una maggioranza contraria alla deriva eutanasica promossa dai radicali e dalla sinistra estrema, anche se resta grave il sostegno politico del presidente Zaia e di altri consiglieri della Lega, di cui ci ricorderemo alle prossime elezioni. Auspichiamo che questo stop sia definitivo e che la Regione Veneto lavori per moltiplicare l’accesso dei cittadini che ne hanno diritto alle cure palliative per vivere degnamente anche in situazioni di grande sofferenza”.