Oltre due ore in camera di consiglio (federale) si concludono con un tiepido: «Nessuna novità sulla Sardegna». Il problema da risolvere era quello dell’isola, dove Fdi ha liquidato il governatore uscente, il leghista-d’azione Christian Solinas, e imposto un suo candidato, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. Una spallata che la Lega non ha gradito (eufemismo). Dal consiglio federale – presenti tutti i big, con Giorgetti collegato da Bruxelles – ci si attendeva una risposta al dilemma: accettare il candidato di Fdi o andare allo scontro frontale con la Meloni. Alla fine Salvini ha scelto di non alzare i toni e, senza ufficializzarlo, è pronto ad accettare il sacrificio del governatore uscente, per non spaccare il centrodestra. Il vicepremier considera un errore non ricandidare gli uscenti, «occorre rispetto reciproco e soprattutto non si possono penalizzare i territori», ha detto ai suoi.
Nei prossimi giorni si continuerà a trattare e oggi, al Cdm, ci sarà un faccia a faccia tra i leader. Ma l’esito dato per certo ormai è quello. «Una quadra si troverà di sicuro» assicura il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo. Del resto fare le barricate e rompere con gli alleati sulla Sardegna, che per la Lega non è certo il Veneto o la Lombardia, è un’ipotesi irreale. Anche perché l’esperienza di Solinas non è considerata così travolgente da meritare uno braccio di ferro con Meloni. Se Salvini dovrà impuntarsi sarà su battaglie più strategiche. L’autonomia, ad esempio, o il terzo mandato per Luca Zaia, anche se pure su questo Fdi ha alzato un muro. Per Solinas si valuta una candidatura alle Europee. Nei prossimi giorni si ragionerà anche di compensazioni per la Lega, anche se viene considerato difficile che Salvini ottenga la Basilicata, sottraendola agli azzurri.
L’elezione decisiva, per Salvini, è però quella per il Parlamento europeo. Ieri il leader al federale ha annunciato una grande campagna, da qui al voto, per coinvolgere i militanti e gli iscritti che riceveranno, dalle prossime settimane delle domande via mail per verificare il sentiment della base leghista e calibrare meglio la campagna elettorale europea. Il messaggio agli alleati è sempre quello di unirsi a destra. «Il gruppo Id oggi conta una sessantina di parlamentari, ma secondo i sondaggi possiamo arrivare almeno a cento – ha detto Salvini – Il centrodestra unito è un valore in Italia e non solo. Per noi la compattezza è fondamentale anche in Europa. Chi divide, magari dicendo no a Marine Le Pen, fa il gioco della sinistra».
Il jolly della campagna della Lega sarà Roberto Vannacci. Salvini ha riferito ai presenti che il generale sta valutando la candidatura alle Europee. Il leader lo vorrebbe, anche perché gli altri nomi forti – i governatori – hanno fatto presente di considerare controproducente una loro candidatura solo di bandiera (lo stesso Salvini non correrà capolista). Vannacci è un nome che può servire a più di uno scopo per la Lega. Non solo nelle urne, dove è accreditato di un bel appeal elettorale. Ma anche come arma al tavolo con gli alleati. Il generale crea infatti un problema a Fdi, andando a intercettare la stessa area di consensi. Tanto più che Vannacci è stato fatto fuori da Guido Crosetto, ministro e cofondatore di Fdi. Il militare continua a smentire accordi («Non mi sono sentito con il ministro Salvini») ma continua anche a tenere aperta la possibilità di candidarsi. Un giochino che ad un certo punto, tra non molto, dovrà sciogliersi in una decisione. Le porte della Lega sono apertissime.