C’è una svolta nelle indagini sulla morte di Anica Panfile, la 31enne rumena trovata senza vita in un’ansa del fiume Piave a Spresiano, nel Trevigiano, lo scorso 21 maggio. L’ex datore di lavoro della donna, Franco Battaggia, 77 anni, è stato arrestato con l’accusa di omicidio e tentata soppressione di cadavere. Secondo quanto emerso dagli accertamenti investigativi, l’uomo era un ex esponente della mala del Brenta, l’organizzazione criminale di stampo mafioso capeggiata da Felice Maniero, noto alla cronache come “faccia d’angelo”, attiva soprattutto in Veneto tra gi anni’70 e ’80.
I rapporti con la mala del Brenta
Di origini veneziane, Battaggia ha alle spalle un passato legato alla criminilità organizzata e una condanna – già scontata – per omicidio. Tornato in libertà nel 2011, si era sganciato dalla mala del Brenta e aveva aperto una pescheria a Spresiano. Qui aveva conosciuto Anica Panfile, mamma di quattro bambini, che aveva assunto come domestica. Indagato a piede libero, il 77enne aveva raccontato ai carabinieri di aver visto la donna per l’ultima volta il giorno della presunta scomparsa, perché avrebbe dovuto consegnarle un documento fiscale, e poi di averle dato un passaggio in auto ad Arcade (Treviso). L’uomo aveva anche detto di aver prestato 5mila euro alla 31enne che, a suo dire, aveva un debito per soldi.
L’ipotesi del movente sentimentale
Anica e Battaggia avrebbero avuto una relazione sentimentale. Anche se la donna, dopo la separazione dal marito, si era legata a un altro uomo. L’indiscrezione rafforzerebbe l’ipotesi del movente sentimentale alla base del delitto. Per certo i carabinieri non hanno trovato alcuna traccia né del presunto documento fiscale né di movimenti bancari legati a un’eventuale trasferimento di denaro in favore della vittima. Mentre sarebbero state individuate alcune tracce biologiche della 31enne a casa dell’indagato.
L’intossicazione da cocaina
Panfile scomparve da Spresiano il 18 maggio del 2023. A lanciare l’allarme furono il compagno e i familiari della donna. Il cadavere fu ritrovato in un’ansa del Piave tre giorni dopo. Esclusa la pista dell’allontamento volontario, la procura di Treviso aveva aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio. L’autopsia ha evidenziato traumi alla nuca, forse inferti a mani nude, e tracce di intossicazione da cocaina. Verosimilmente la 31enne sarebbe morta per soffocamento e poi gettata nel fiume quando era già senza vita.