Il 2024 è appena iniziato e il dibattito politico italiano ci obbliga a tornare con la mente a un altro 24 ma del secolo scorso. O meglio, secondo l’ex segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti, il nostro Paese deve affrontare un nuovo ottobre 1922, una marcia su Roma 2.0 e, simultaneamente, un nuovo attacco alla Costituzione democratica. Sembra una farsa ma è tutto vero. Bertinotti, ospite della trasmissione Tagadà su La7, prima ha spiegato che la premier vuole “naturalizzare il fascismo” e poi, come se non bastasse, ha accusato personalmente Meloni di volere“mettere fine alla Repubblica nata dalla Costituzione antifascista”.
Et voilà. La cosiddetta “nuova” sinistra, sempre al passo coi tempi e ovviamente capace di adeguare il suo linguaggio politico alla realtà, si aggrappa nuovamente all’antifascismo ideologico. Finite le vacanze di Natale e salutato l’anno nuovo con un brindisi di augurio, ecco che la nuova e finta Resistenza torna a combattere sulle colline mediatiche e giornalistiche. Sia sulla carta stampata, dove i principali giornali progressisti le danno spazio, sia dai salottini tv. Tornando a bomba sulla manifestazione di Acca Larentia – uno spettacolo indecente condito da nostalgici di un Ventennio consegnato alla storia e dalle solite e vergognose braccia tese – Fausto Bertinotti non può esimersi da lanciare un’accusa generale verso l’esecutivo di centrodestra.
#tagada “Meloni non condanna perché è portatrice di una nuova idea di destra che passa per la naturalizzazione del fascismo” https://t.co/c8Gyh0kDFq
— La7 (@La7tv) January 15, 2024
L’ex europarlamentare, nonché ex segretario del Partito della Rifondazione Comunista, punta il dito contro il partito della premier: “Giorgia Meloni – esordisce incalzato dalla conduttrice Tiziana Panella – non condanna perché è portatrice di una nuova idea di destra che passa per la naturalizzazione del fascismo“. Il ragionamento, come spesso accade, è contorto ma proviamo comunque a seguirlo. Giorgia Meloni, invece di recidere ogni rapporto con il fascismo come il suo partito tra l’altro ha più volte fatto, sia con la premier in persona sia con l’ex leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini, vuole provare a “rendere naturale” le sue istanze. Secondo Bertinotti, infatti, “i saluti romani rappresentano un sentimento politico importante nel paese: confinare il fenomeno a un atto di nostalgia è un errore”.
#tagada “Meloni non si presenta come il capo di governo ma come il leader dell’opposizione all’opposizione” https://t.co/p6ETBdv9QT
— La7 (@La7tv) January 15, 2024
Deliri antifascisti a parte, è l’accusa personale alla premier a mettere in guardia i telespettatori. Bertinotti, prendendo sempre Acca Larentia come spunto, abbandona qualsiasi freno e attacca la leader di Fratelli d’Italia: “Quella cosa lì è tutto altro che folklore. Perché la presidente del Consiglio non fa una cosa elementare e dice io sono antifascista?”. L’obiettivo del presidente del consiglio, secondo l’ex leader di Rifondazione Comunista, è quello di “mettere fine alla Repubblica nata dalla Costituzione antifascista”. Se non si trattasse di una dichiarazione gravissima verrebbe quasi da ridere.