La Procura ha chiesto di rinviare a giudizio Bruna, la trans manganellata dopo un intervento della Polizia locale al Parco Trotter il 24 maggio, e i 5 agenti della Polizia locale intervenuti quella mattina per portare la 43enne difesa dall’avvocato Debora Piazza nell’Ufficio Centrale Arresti e Fermi della Polizia Locale. La pm Giancarla Serafini ha chiesto l’8 gennaio al gip di rinviare a giudizio la trans con le accuse di lesioni aggravate, rifiuto di fornire indicazione sulla propria identità personale e ricettazione. I vigili urbani dovranno rispondere a vario titolo, se processati, di lesioni aggravate e falso in atto pubblico. Chiesta invece l’archiviazione per 6 agenti della Locale che erano stati denunciati dalla brasiliana 4 giorni dopo i fatti per abuso di autorità contro arrestati, violenza privata e minacce. In particolare, Bruna è accusata di aver dato in «escandescenza» in stato di alterazione e senza documenti in via Giacosa, lanciando oggetti e minacciando atti di autolesionismo con un fermaglio per capelli e sferrando calci nei confronti degli agenti intervenuti. I vigili urbani sono indagati per alcuni episodi di lesioni aggravate dall’abuso di potere: Bruna sarebbe stata bloccata di «spalle» contro la recinzione e le sarebbero stati sferrati colpi con il manganello in «rapida sequenza» e spruzzato spray urticante negli occhi. Gli agenti devono rispondere di aver mentito nelle relazioni sul fatto che la trans si sarebbe mostrata nuda davanti a «donne e bambini», mostrando parti intime e urinando in pubblico. Tutte circostanze che per la pm si sono dimostrate non verificate.