Fiorentina, Bologna, Napoli, Juventus, Atalanta e Milan. Queste le ultime sei partite della Roma in campionato, alle quali va aggiunta la doppia sfida in Coppa Italia con Cremonese e Lazio. Cinque punti su 18 in Serie A, una vittoria in rimonta nella coppa nazionale e una sconfitta nel derby. I mugugni erano già iniziati ma il triplice fischio a “San Siro” che ha decretato la seconda sconfitta a Milano dell’anno ha certificato uno stato dell’arte che si è trasformato in contestazione. Quando Pellegrini, Lukaku e compagni si sono recati sotto il settore, la voce è stata unanime: “Tirate fuori le p…e”. Quattro parole che non necessitano di spiegazione alcuna, perché se già mercoledì sera dopo la sconfitta contro la Lazio ogni giustificazione sarebbe stata inopportuna, ieri sera si è consumato quanto molti covavano dentro da tempo. La squadra di José Mourinho, ieri squalificato, ha vinto una sola partita contro le squadre che la precedono in classifica – Napoli – e, oltre ad essere stata eliminata dalla Coppa Italia per mano degli acerrimi rivali, ha deluso le aspettative anche in Europa League – da finalista – arrivando seconda in un girone assolutamente alla portata.
Prima della gara contro il Milan, in conferenza stampa, il tecnico portoghese aveva abbassato le aspettative: “Qualcuno pensa che io sia Harry Potter. (…) C’è un allenatore che basta il suo nome alla gente per pensare che si chiama José Mourinho Harry Potter e non José Mourinho Felix e alza subito il livello di esigenze e aspettative” ma la situazione in casa giallorossa, non ha semplicemente bisogno di una magia, bensì, forse, di un miracolo sportivo. Il dramma sportivo rischia di diventare ancora più grave alla luce dei prossimi impegni in campionato: sabato prossimo contro il Verona mancheranno sia Cristante che Mancini per squalifica (al netto delle altre assenze note, Dybala su tutti) e, subito dopo, ci sarà la Salernitana. Due squadre che, a ragion veduta, venderanno cara la pelle perché hanno bisogno come il pane di punti salvezza.
Già prima del triplice fischio i social erano impazziti: tanti attacchi contro i giocatori e contro la società – criticato un mercato non all’altezza della storia giallorossa – e anche qualche frecciatina contro Mourinho – i tempi del “José romanista a vita” sembrano essere finiti –, è il solo Foti (vice del portoghese) ad essere stato oggetto di ironia (per colpe che, effettivamente, non ha). Lo squalificato José ha preferito – causa squalifica – di restare in silenzio, perché cercare giustificazioni o scuse, in un momento cruciale della stagione come questo, non giustifica una debacle come quella della banda giallorossa. E, il buon José, lo aveva fatto notare in conferenza stampa: “Siamo pochi in un momento cruciale della stagione, è un miracolo essere in lotta per il quarto posto”. La delusione dell’ambiente, altro non è che lo specchio dello stato d’animo dei Friedkin. Era dalla stagione 2002-03 che, infatti, la Roma non faceva così pochi punti dopo 20 giornate, allora furono 27. E se Belotti a fine gara è stato, nel chiedere scusa ai tifosi, estremamente chiaro, “abbiamo toccato il fondo, una squadra con queste potenzialità non può stare al nono posto”, è anche l’assenza di certezza sul futuro a giocare un ruolo chiave in casa Roma. Prima della partita di ieri, l’ormai dimissionario Tiago Pinto, ha parlato del futuro del tecnico portoghese: “Mourinho? Il suo futuro? Lo si vedrà al momento giusto con le persone giuste”. Una aggiunta di benzina sul fuoco che altro non fa che contribuire a destabilizzare l’ambiente.
L’ultimo appiglio sembra essere il mercato, dove con qualche acquisto si potrebbe provare ad invertire la rotta. Chiaro è che le casse devono essere sistemate prima di essere aperte (le sirene inglesi su Dybala sono all’ordine del giorno). Quindi prima le cessioni e poi gli acquisti. I tifosi hanno perso la pazienza e il tempo sembra essere tiranno, più di altri casi. Mourinho preferisce il silenzio e, a metterci la faccia, è stato il solo Belotti. Troppo poco, anche per uno come Mou che, di telecamere e tifosi, non ha mai avuto paura.