Ancora una volta la gara più dura del mondo esige un tributo di sangue agli avventurosi che sfidano il deserto. Dopo una settimana passata a lottare per la vita, il motociclista Carles Falcón è deceduto in un ospedale spagnolo, dove era stato trasferito dopo la grave caduta subita nella seconda tappa del Dakar Rally che si sta correndo in Arabia Saudita. Il pilota privato del TwinTrail Racing Team era caduto pesantemente a soli 15 chilometri dalla conclusione della speciale tra Al Henakiyah ed Al Duwadimi e si era capito subito che le conseguenze sarebbero potute essere molto serie. Dopo tre giorni passati in coma indotto in un ospedale di Riyadh, il centauro iberico era stato rimpatriato tre giorni fa, quando la situazione si era ulteriormente aggravata.
Un rally maledetto
Chi segue da anni questa gara nata dal sogno di tanti appassionati non si stupisce più di tanto per la scomparsa di un altro amante del deserto. Nei 46 anni della storica Parigi-Dakar, l’invenzione di Thierry Sabine è costata la vita ad almeno 78 persone tra piloti e spettatori, un tributo di sangue che sfiora l’assurdo. La situazione geopolitica dell’Africa subsahariana aveva costretto la Dakar a lasciare il Nordafrica nel 2009 per trasferirsi prima in America Latina e finalmente in Arabia Saudita ma non è servito a molto. Correre a velocità assurde su piste a malapena tracciate è sempre rischioso, specialmente per chi corre in moto e non è protetto dalla carrozzeria di un auto o di un camion.
C’è chi dice che il fascino della Dakar stia anche nel fatto che sia sempre stata pericolosa e che il deserto non ha mai perdonato niente a nessuno. Lo stesso inventore della Dakar era morto il 14 gennaio 1986 quando il suo elicottero si era schiantato nel deserto con altri quattro passeggeri. Assistere alla gara per gli spettatori non è certo più sicuro: l’ultima vittima della Dakar era stato l’anno scorso un turista italiano, investito da un camion dopo il salto di una duna. Nonostante la tecnologia faccia sempre passi avanti, sfidare il deserto resta sempre un’impresa da temerari: anche se tutti pensano di poter spuntarla, basta un minimo errore per subire conseguenze molto severe. Le polemiche, ovviamente, non mancheranno e l’ultima settimana della Dakar avrà il sapore di un obbligo da mantenere. Nei bivacchi la voglia di correre sarà ai minimi termini.
Una passione incontenibile
Le conseguenze della caduta del centauro catalano erano sembrate da subito disastrose, tanto da preoccupare lo staff medico. Un forte edema cerebrale aveva impedito ai medici sauditi di intervenire sulla colonna vertebrale ma nella caduta Falcón aveva riportato anche fratture a cinque costole, alla clavicola ed al posto sinistro. Quando si era capito che la situazione era disperata, il pilota era stato trasferito d’urgenza in Spagna per tentare il tutto per tutto: purtroppo i danni neurologici dopo l’arresto cardio-respiratorio erano troppo estesi. Il comunicato del suo team che annuncia la fine della battaglia di Carles è emblematico: “Questo lunedì, 15 gennaio, Carles ci ha lasciato. Era una persona sorridente, sempre attiva, che amava con passione tutto ciò che faceva, soprattutto le motociclette. Ci ha lasciato facendo quello che era il suo sogno: correre la Dakar. Mi stavo divertendo, ero felice sulla moto. Dobbiamo ricordarlo per il suo sorriso e per la felicità che ha generato in tutti”.
Il pilota spagnolo era alla sua seconda Dakar, sempre nella categoria delle derivate dalla serie, ma non era un professionista. Dopo aver praticato l’enduro da amatore, dopo aver incontrato il fondatore della TwinTrail si è innamorato dei rally raid, lasciando il suo lavoro da ingegnere per dedicarsi alla nuova avventura. La categoria Original è un ritorno alle origini della Dakar, visto che non è previsto l’aiuto dell’assistenza ed il centauro deve tenere in condizione la sua moto da solo. Il debutto nel 2022 era andato discretamente fino alla nona tappa, quando l’amico Feliu era caduto in maniera disastrosa: Falcón era riuscito ad arrivare al traguardo e sperava quest’anno di migliorare il suo risultato finale. Purtroppo il deserto ha deciso altrimenti e Carles si aggiunge alla lunga lista di piloti che hanno pagato carissimo il loro amore per l’avventura.