Brusca frenata per l’economia tedesca. Nel 2023, il Pil (prodotto interno lordo) della più grande economia europea è calato dello 0.3%, piagato dall’aumento dei costi dell’energia, dai tassi di interesse alti e dal rallentamento della domanda estera, tutti fattori che hanno indebolito l’industria, le esportazioni e i consumi privati. “Lo sviluppo economico complessivo in Germania ha vacillato nel 2023, in un contesto che continua ad essere segnato da molteplici crisi”, ha dichiarato Ruth Brand, presidente dell’ufficio federale di statistica Destatis. “Nonostante il recente calo, i prezzi sono rimasti elevati in tutte le fasi del processo economico e hanno frenato la crescita”.
Grazie alla revisione al rialzo del Pil del terzo trimestre da -0.1% allo 0%, il Paese ha evitato la recessione tecnica, ovvero sei mesi consecutivi in contrazione, ma la situazione è preoccupante se paragonata alla crescita dell’1.8% del 2022 e alla media degli Stati europei (+0.6% secondo i dati della Commissione). Il quadro è però leggermente migliore rispetto alle previsioni del governo di Berlino e del Fondo monetario internazionale, che stimavano un calo rispettivamente dello 0.4% e dello 0.5%. L’Fmi ha comunque affermato che la Germania è stata la peggiore tra le grandi economie, che nel 2023 sono cresciute in media dell’1.5%. Tutti gli indicatori sono in calo, a cominciare dai consumi delle famiglie (-0.8%), dal valore aggiunto lordo del settore manifatturiero (-2%) e dalla spesa pubblica (-1.7%), ridottasi a causa dell’eliminazione graduale delle misure adottate durante il periodo della pandemia. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), la crescita della Germania dovrebbe risalire di 0.6 punti percentuali nel 2024, ma diversi analisti hanno rivisto le loro previsioni al ribasso da quando la Corte federale ha dichiarato incostituzionale il trasferimento al Fondo per il clima e la trasformazione (Ktf) dei 60 miliardi di euro stanziati dall’esecutivo per far fronte alla crisi del Covid e non spesi.
“Le condizioni di recessione che si trascinano dalla fine del 2022 sembrano destinate a continuare quest’anno”, ha commentato Andrew Kenningham, economista della società di consulenza Capital Economics, prevedendo una crescita zero del PIL tedesco nel 2024. Gli hanno fatto eco gli analisti di Llbw Bank, secondo i quali “per il 2024 non ci sarà alcun miglioramento. La Germania è caduta nella stagnazione”, e la Camera del commercio e dell’industria tedesca (Dihk), che ritiene “possibile che quest’anno il Paese rimanga in recessione, perché le sfide da affrontare sono immense”. Di fronte a questo quadro negativo, la Banca centrale di Berlino ha invitato a non cedere agli allarmismi, sottolineando che “la Germania non è il grande malato d’Europa” e che “il Paese deve risolvere i propri problemi, ma l’industria ha dimostrato la propria capacità di reazione”. Il governo ha previsto una crescita dell’1.3%, mentre l’Fmi dello 0.9%. L’ingresso in recessione è però una notizia pessima per il Cancelliere Olaf Scholz, alle prese con un’impopolarità record, un aumento delle rivendicazioni sociali e diverse problematiche strutturali come mancanza di manodopera, calo degli investimenti e invecchiamento della popolazione, che potrebbero continuare a frenare la crescita.