La prompt perfetta: ecco come parlare (bene) con ChatGPT

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Recentemente OpenAI, l’azienda guidata da Sam Altman e madre di ChatGPT, ha pubblicato sul suo sito alcuni suggerimenti per scrivere una prompt perfetta. Le prompt – ossia le richieste, in italiano – sono degli input che un utente fornisce a ChatGPT e che il sistema elabora per fornire un output coerente.

Fondamentalmente, dare una prompt a ChatGPT e agli altri chatbot non è difficile, è infatti sufficiente scrivere poche e semplici indicazioni, come per esempio: “scrivi una poesia“. Tuttavia, se un utente desidera un risultato particolarmente specifico, non basta scrivere una prompt generica, ma è fondamentale essere precisi. I suggerimenti di OpenAI sono utili proprio in questo senso, poiché permettono agli utilizzatori del chatbot di ottenere risposte migliori.

Scrivere istruzioni chiare

Il primo passo per ottenere una prompt perfetta e di conseguenza avere un buon output è quello di scrivere le istruzioni in maniera chiara.

Se le richieste dell’utente sono confuse il chatbot farà sicuramente fatica a offrire una risposta precisa. Invece, aggiungendo particolari rilevanti il risultato sarà sicuramente migliore. Secondo OpenAI, tra le informazioni che possono essere utili per ottenere una prompt migliore ci sono i dettagli all’interno della domanda e dei “delimitatori” dell’output, cosicché la risposta possa essere maggiormente concisa. Può inoltre essere utile specificare i passi che il chatbot deve compiere per fornire la risposta, inserire degli esempi e una lunghezza massima per la risposta (es. 10 righe, 4.000 caratteri).

OpenAI consiglia infine di ordinare a ChatGPT di adottare una “persona”, in modo che possa calarsi al meglio nel personaggio. Per farlo, un utente può chiedere: “rispondi come se fossi un esperto di questa materia…”.

Perché a ChatGpt serve un testo di riferimento

Può capitare a chiunque di ricevere una risposta falsa o palesemente sbagliata da ChatGPT. La ragione per cui ciò avviene è che il chatbot vuole rispondere a qualunque costo alla prompt che gli viene fornita, tuttavia non dispone sempre delle informazioni necessarie e qualora ciò avvenga piuttosto che non rispondere, inventa.

Per fare in modo che ciò non accada una buona soluzione è quella di fornire un testo di riferimento, cosicché abbia materiale a sufficienza per rispondere in maniera coerente. Inoltre, al fine di avere la certezza di non ricevere risposte false, è importante chiedere al chatbot di “non rispondere se non riesci a trovare una risposta nel testo fornito” oppure di rispondere inserendo la citazione del testo utilizzato come fonte.

Suddividere le attività più complesse in sotto-attività

OpenAI suggerisce poi di non fornire troppe richieste complesse tutte insieme, ma piuttosto di dividerle, in modo tale che il sistema abbia maggiore facilità nel “digerirle“. Logicamente, maggiore sarà la difficoltà nel compito richiesto, maggiore sarà la possibilità di incorrere in un errore. Così facendo le possibilità dovrebbero diminuire.

Per riassumere testi molto lunghi OpenAI suggerisce di non inserire in un’unica prompt tutto il documento, ma piuttosto di suddividerlo in più richieste, così da rendere al sistema il compito più agevole. Dopo che tutte le sezioni del documento sono state riassunte, è possibile chiedere al sistema di fare una sintesi generale.

Scrivere una prompt perfetta per ChatGPT: dare al sistema tempo di “pensare”

Per ottenere buoni risultati è fondamentale dare a ChatGPT il tempo di “pensare“. Ma che cosa vuol dire? La risposta, in realtà, è più semplice di quanto si pensi: ChatGPT, come tutti i chatbot, necessita di tempo per elaborare le informazioni che gli vengono fornite e dare un output.

Il segreto per avere un buon risultato, secondo OpenAI, sarebbe quello di avere pazienza. Può capitare che ChatGPT commetta errori dovuti alla fretta di rispondere. Se, per esempio, un utente fornisce un problema con una soluzione al chatbot e gli chiede di controllarlo, per essere sicuro che il sistema non faccia prevalere la fretta sulla precisione è possibile chiedergli di risolvere il problema in maniera indipendente e soltanto dopo di prendere in considerazione la risposta inserita dall’utente.

In alternativa, qualora i dubbi dell’utente persistano, è sempre una buona idea chiedere al chatbot di ripetere l’operazione, ricordandogli di prestare attenzione a non aver dimenticato dettagli importanti oppure di elencare tutti i passaggi che ha svolto per arrivare alla soluzione, così da poterli controllare.

Utilizzare strumenti esterni

Per scrivere una prompt perfetta OpenAI suggerisce di utilizzare anche gli strumenti esterni di cui permette di avvalersi. Tra questi i più importanti sono sicuramente i plugin, ossia delle application programming interface che permettono di accedere a strumenti esterni che sono in grado di compensare le debolezze di GPT, il modello su cui si basa l’omonimo chatbot. Tra i più popolari ci sono, per esempio OpenTable, che permette di effettuare prenotazioni, oppure Code Interpreter, che è in grado di realizzare calcoli matematici molto precisi e generare codice di programmazione di alta qualità.

Testare i cambiamenti in maniera sistematica

Una prompt è da considerarsi efficace solamente quando questa produce i risultati sperati. L’unico modo per essere certi che i risultati prodotti siano soddisfacenti è testarla e osservare gli output che offre. Proprio OpenAI ha spiegato nella sua guida che “In alcuni casi, la modifica di una prompt consente di ottenere prestazioni migliori su alcuni esempi isolati, ma peggiora le prestazioni complessive su un insieme più rappresentativo di esempi.” Per questa ragione è sempre necessario provare più prompt e non fermarsi mai alla prima soluzione o si rischia di ottenere output parziali e insoddisfacenti.

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