Dove colpisce “Fleximan”: tutti gli autovelox abbattuti (e cosa rischia)

Dove colpisce "Fleximan": tutti gli autovelox abbattuti (e cosa rischia)

Nel nord Italia è strage di autovelox. A finire nel mirino di “Fleximan”, come è stato ribattezzato sui social il misterioso autore dei raid, ci sono soprattutto i dispositivi piazzati in strade Comunali e Statali. Negli ultimi mesi ne sono stati abbattuti nove in Veneto, uno in Lombardia e uno in Piemonte. Per fortuna “non ci sono segnalazioni recenti nella rete autostradale“, confermano dal Polstrada al Corriere della Sera.

Il flex per tagliare l’autovelox

L’ultimo autovelox abbattuto è stato trovato sulla Statale Asolana, nel Cremonese, sabato scorso. Il dispositivo, piazzato soltanto da poche ore, avrebbe dovuto entrare in funzione a giorni. La tecnica per mettere fuori uso il rilevatore è la stessa utilizzata alla Vigilia di Natale, quando furono recisi con un taglio netto due autovelox: uno sulla Statale 231, nel territorio di Asti, e l’altro nel Bellunese. Il modus operandi è collaudato: tagliano i pali con un flex a batteria lasciando intosi i cavi.

Chi c’è dietro i raid

Sia il Piemonte che in Veneto sono state avviate le indagini per risalire agli autori del raid. Al vaglio degli investigatori ci sono alcuni video estrapolati dalle telecamere di sorveglianza. Ma non è chiaro se dietro l’abbattimento seriale degli autovelox ci sia un unico autore o un’organizzazione. “Non posso fare previsioni ma siamo al lavoro“, dice Edoardo Campora, comandante provinciale dei carabinieri a Rovigo. “Il clima è davvero pericoloso e c’è una pesante escalation – aggiunge Luigi Altamura, comandante della Municipale di Verona e nel coordinamento delle polizie locali di Anci –perché si dimentica che, in Italia, la terza causa di incidenti gravi è la velocità. Noi cerchiamo di prevenire anche con gli autovelox“.

Cosa rischia “fleximan”

Sui social “fleximan” viene celebrato quasi come un “eroe”, osannato soprattutto da chi ritiene che gli autovelox siano usati dai Comuni solo per fare cassa. Eppure c’è il rischio di sanzioni salatissime per l’autore del raid. Non solo. “Sostengono l’applicabilità dell’articolo 15 del codice della strada – chiarisce Francesco Centonze, docente di diritto penale all’Università Cattolica –ma ci sono robusti argomenti per ritenere queste condotte punibili almeno con il reato di danneggiamento che prevede sino a tre anni di carcere e non mi sorprenderebbe se le procure si orientassero in questa direzione. Inoltre, il condannato dovrà risarcire il danno causato“. Insomma, tutt’altro che una bravata di poco conto.

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