Quotato alla Borsa di Hong Kong con la prospettiva di un approdo a Piazza Affari, venerdì il titolo Prada ha chiuso a un prezzo di circa 4,7 euro per un valore totale di Borsa attorno a 12,5 miliardi. Pur non conoscendo i dati dell’ultimo trimestre dell’anno, si può dire che il 2023 per il Gruppo Prada si è trattato di un altro anno in forte crescita. Al 30 settembre i ricavi netti ammontavano a 3,34 miliardi, in crescita del 17% (a fronte dei 4,2 miliardi di ricavi nell’intero 2022 con un utile di 465 milioni e una cassa positiva per 535 milioni). Gran balzo della griffe Miu Miu, le cui vendite nei nove mesi sono cresciute del 49 percento. A livello geografico, Asia Pacifico, Giappone ed Europa hanno trascinato la crescita con balzi fino al 47%. Meno teso, ma sempre a due cifre, il balzo in Medio Oriente mentre il brand ha subito un leggero rallentamento nelle Americhe. Le collezioni sono disponibili in oltre 70 Paesi attraverso una rete di 612 negozi di proprietà e il canale e-commerce diretto. Quanto alle previsioni per fine anno, ecco le stime dell’amministratore delegato Andrea Guerra: «In un contesto geopolitico ed economico incerto che ci richiede di rimanere vigili, continuiamo ad osservare momentum favorevole e forte entusiasmo attorno ai nostri marchi. Questo ci posiziona bene per un quarto trimestre positivo ed in relazione alla nostra ambizione per l’anno di crescita solida, sostenibile e superiore alla media di mercato». Tornando alle performance delle singole maison, le collezioni di abbigliamento e calzature di Prada «hanno continuato a registrare grande apprezzamento». Particolarmente apprezzato il lancio delle linee Prada Beauty Makeup e Skincare (settore cosmetica), «accolte con ottimi consensi». Dopo la chiusura del trimestre, Prada ha annunciato una partnership con Axiom Space per la fornitura di tute spaziali alla Nasa, in vista della missione Artemis III.
A un passo dal dover portare i libri in tribunale nei primi anni 2000 a causa di un debito giudicato insostenibile, il gruppo è riuscito a compiere una formidabile capriola industriale anche grazie a un prestito di circa 700 milioni sindacato da Banca Intesa (che entrò anche nel capitale con un 5%) e Unicredit. In pochi anni non solo Bertelli e Prada sono riusciti a riportare equilibrio nei conti della società, ma oltre a conquistare il gusto di ampi strati della clientela big spender hanno completato il progetto di quotazione presso la Borsa di Hong Kong collocando sul mercato il 20% circa del capitale.