“Taipei cruciale per l’economia. Attaccarla ora non conviene”

"Taipei cruciale per l'economia. Attaccarla ora non conviene"

La vittoria di William Lai alle presidenziali a Taiwan ha riacceso le apprensioni per le conseguenze geopolitiche del voto. Quali siano i possibili scenari ce lo ha spiegato il professor Giuliano Noci, ordinario di Strategia&Marketing al Politecnico di Milano, nonché prorettore del Polo territoriale cinese dell’ateneo milanese.

Cosa può succedere a Taiwan?

«A mio avviso la vittoria di Lai non modifica in misura significativa la situazione, perché alla Cina nel breve non conviene attaccare. Uno dei principali motivi è il fatto che Taiwan è leader mondiale nella produzione di semiconduttori, la cui progettazione avviene però altrove e dunque Pechino non avrebbe vantaggi. La Cina, poi, in questo momento è molto debole economicamente, ha bisogno assoluto dell’export e la guerra comporterebbe pesantissime ritorsioni».

Xi Jinping ha però promesso che la Cina sarà riunificata con Taiwan.

«Sì, ma non passa anno che un presidente della Repubblica Popolare Cinese non dica questo. Però al momento non è negli interessi economici di Pechino forzare la mano. La razionalità ci porta a ritenere che un cambio di postura da parte della Cina non sia plausibile».

Non c’è il rischio di una guerra totale?

«I rischi, secondo me, pendono più dalla parte americana. Il pericolo è che – sull’onda della campagna elettorale in corso gli Usa si spingano troppo verso il riconoscimento di Taiwan. E il passo falso potrebbe arrivare paradossalmente dai democratici: due anni fa Nancy Pelosi fece un viaggio a Taiwan e lì si interruppe la linea bilaterale militare tra Usa e Cina. Se ora ci fosse una detonazione, saremmo alla terza guerra mondiale».

Con quali conseguenze?

«L’80 per cento dei semiconduttori mondiali non viene più prodotto e si bloccano intere catene di fornitura, con implicazioni economiche significative. Nel Mar Cinese Meridionale poi transitano tutte le merci tra Europa e Asia, quindi avremmo un blocco degli interscambi commerciali tra i due continenti. Sommando questi fattori avremmo un impatto devastante che Bloomberg ha stimato per 10 trilioni di dollari. Così si paralizza il sistema».

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