Inutile girarci troppo attorno o prenderla alla larga. La domanda è questa: i blocchi del traffico e le domeniche ecologiche servono più alla benemerita salvaguardia dell’ambiente o alle casse dei Comuni? L’interrogativo sorge spontaneo ogni qualvolta le suddette restrizioni vengono predisposte, accompagnate da scrupolosi controlli e da raffiche di multe. Non hai l’auto green? Ti becchi becchi la mazzolata e paghi dazio. Peccato però che tali iniziative abbiano un impatto discutibile o comunque non risolutivo sulla qualità dell’aria, dunque risultano – nella migliore delle prospettive – semplici palliativi dalla dubbia efficacia.
Ciò nonostante, gli stop al traffico continuano a piacere molto ai Comuni. Oggi è toccato a Roma, dove le già note problematiche legate alla viabilità sono state accentuate da un blocco organizzato in due fasce: mattutina (dalle 7.30 alle 11.30) e pomeridiana (dalle 16.30 alle 20.30). E puntuali sono scattati i controlli. In ottemperanza a quanto stabilito dall’ordinanza del sindaco Roberto Gualtieri sulle limitazioni al traffico, stamani le pattuglie della polizia di Roma Capitale hanno eseguito di 700 accertamenti sugli autobilisti e le violazioni rilevate, a quanto si apprende, sono state 65. I controlli proseguiranno poi fino a sera.
Ora, fatichiamo a immaginare che il problema dell’inquinamento a Roma sia stato risolto emettendo alcune decine di multe e stentiano a crede che l’aria nella Capitale si sia trasformata di colpo in quella che si respira in alta montagna grazie allo stop delle auto considerate fuori dagli standard green. Peraltro, il dilemma sulla reale utilità di questi provvedimenti è annoso e non riguarda soltanto la Città Eterna. Già quattro anni fa, interpellato dall’Agi, il presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale, Alessandro Miani, aveva espresso il proprio scetticismo al riguardo.
“I blocchi del traffico come quelli decisi dal Comune di Roma in questi giorni sono misure che non hanno un grande impatto in termini di riduzione dell’inquinamento se non in percentuali molto ridotte (dell’ordine del 15-16 per cento). Si tratta di misure emergenziali che creano soltanto problemi sotto il profilo economico ed organizzativo ma che non danno alcun contributo al miglioramento della salute dei cittadini“, aveva affermato l’esperto, menzionando invece la maggiore utilità di ben altri provvedimenti, come l’installazione di filtri nei comignoli degli impianti di riscaldamento delle abitazioni. In quel caso – aveva spiegato – l’abbattimento delle emissioni nocive sarebbe anche del 90 per cento.
“Intervenire solo col blocco del traffico veicolare non risolve certo il problema“, aveva ribadito l’esperto. E recentemente anche lo stesso mondo ambientalista ha evidenziato le contraddizioni di analoghi provvedimenti sistematici, come le Ztl con ingresso a pagamento. A Milano, ad esempio, alcuni esponenti di Verdi e sinistra hanno chiesto al sindaco Beppe Sala di rivedere i criteri dell’Area C, contestando risultati non in linea con gli obiettivi di contenimento del traffico e delle emissioni inquinanti.